La depressione? La curo con la cannabis

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La depressione è nota da tutti come il male del secolo: la definizione è stata coniata, in passato, direttamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la quale ha lanciato l’allarme sul fatto che, in un futuro più o meno prossimo, questo male possa andare a coinvolgere un numero altissimo di persone.

  Sembrerà strano ma, ad oggi, della depressione non si conosce ancora molto né sembrano essere stati trovati rimedi efficaci, se è vero che buona parte della popolazione ne soffre (si stima che ne sia colpito 1 uomo su 10 e addirittura 1 donna su 5) e prendendo per buone le previsioni dell’OMS di cui sopra.

 Tecnicamente la depressione è un disturbo del’umore che si può presentare in varie forme e con diversi sintomi; a fare la differenza è, più che altro, la gravità e la durata con la quale questi segni si palesano. Un breve momento di tristezza non deve essere scambiato con una depressione cronica e viceversa.

  Ecco quindi che torniamo al punto di partenza: ovvero la difficoltà di riconoscerne i sintomi e di trovare una cura universalmente efficace. Oggi come oggi si tende ad agire su due differenti campi: quello della cura farmacologica tramite l’assunzione di psicofarmaci antidepressivi; e quello di supporto psicoterapeutico i cui effetti si iniziano ad avere più avanti nel tempo.
  
  In passato si è spesso parlato dell’ utilizzo della cannabis nella cura della depressione: sono in molti a sostenere questa teoria così come non sono poche le persone affette da depressione che iniziano a fare uso di cannabis per stabilizzare il proprio umore.

  Una teoria vera e propria sulla questione ancora non è stata del tutto acclarata ma ci sono diversi fattori che possono mettere in correlazione l’utilizzo di cannabinoidi e il miglioramento di stati depressivi. Quest’ultimo aspetto, ovvero il miglioramento di stati depressivi, trova, ad esempio, un discreto riscontro in alcuni di quei paesi dove l’utilizzo terapeutico di estratti galenici a base di cannabis è consentito.

  In Spagna ad esempio, sono state condotte di recente alcune ricerche da parte della Universidad Complutense di Madrid tese a dimostrare un impatto benefico dei cannbinoidi su alcuni aspetti psichici, in particolare lo stress cronico.
Anche negli Usa si assiste a qualcosa di simile e vengono spesso prescritti nella cura della depressione farmaci a base di cannabis; si tratta soprattutto di varietà con alto contenuto di CBD, uno dei cannabinoidi presenti nella cannabis e che non ha effetti psicoattivi.

  Uno degli aspetti principali della questione è infatti quello relativo alla scelta della varietà di cannabis medicinale da utilizzare: l’uso di semi di CBD è uno dei più diffusi. La sperimentazione di cannabinoidi a scopo terapeutico non è avvenuta solo all’estero: in passato anche in Italia si era andati verso questa direzione.

  È il caso della regione Toscana che, nel 2012, aveva approvato una normativa per autorizzare l’utilizzo terapeutico della cannabis sulle orme di quanto già era stato fatto in Puglia. Pezza d’appoggio di quella normativa fu proprio la convinzione che i farmaci a base di cannabinoidi potessero essere utili per contrastare patologie specifiche come glaucoma, sclerosi multipla e, per l’appunto, depressione.

  Ma l’utilizzo di cannabis come cura per la depressione non è solo recente: affonda le proprie radici nella storia e, in passato, culture millenarie ne hanno sperimentato gli effetti benefici. Se questi dovessero essere confermati anche il futuro potrebbe vedere, con sempre maggiore assiduità, l’impiego della cannabis per curare la depressione.