Yoga e cervello: lo studio di Harvard svela gli effetti ringiovanenti della meditazione di Sadhguru

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In occasione della Giornata internazionale dello Yoga, un nuovo studio condotto da ricercatori del Massachusetts General Hospital e del Beth Israel Deaconess Medical Center – entrambi affiliati all’Università di Harvard – ha rivelato che lo yoga e la meditazione possono influire in modo significativo sull’età del cervello, invertendone il processo di invecchiamento fino a quasi sei anni.

Pubblicata sulla rivista Mindfulness, la ricerca ha analizzato i dati di partecipanti al Samyama Sadhana, un ritiro intensivo ideato dal maestro indiano Sadhguru e promosso dalla Fondazione Isha. Gli studiosi hanno utilizzato fasce EEG durante il sonno per monitorare l’attività cerebrale e calcolare il Brain Age Index (BAI), un biomarcatore riconosciuto a livello scientifico per valutare la salute neurologica.

I risultati sono stati sorprendenti: il cervello dei meditatori risultava, in media, più giovane di 5,9 anni rispetto alla loro età anagrafica. Non solo: i soggetti mostravano un miglioramento del sonno profondo, più memoria, maggiore lucidità mentale e una ridotta percezione di stress e solitudine. Tutti indicatori di un invecchiamento cerebrale rallentato e, in alcuni casi, invertito.

Secondo il dottor Balachundhar Subramaniam, coautore dello studio, «le pratiche yogiche profonde mostrano di preservare la giovinezza del cervello. È stimolante vedere che antiche discipline superano il vaglio della scienza moderna. Siamo solo all’inizio, ma questa è una base promettente per integrare Oriente e Occidente nella promozione della salute mentale a lungo termine».

Il Samyama Sadhana, già noto per i suoi effetti positivi sul sistema immunitario e sul metabolismo, conferma dunque la sua efficacia anche sul piano neurologico. In un’epoca in cui l’Alzheimer e la demenza rappresentano una delle principali sfide sanitarie globali, questo studio apre una nuova finestra sul potenziale della meditazione come strumento di prevenzione.

La ricerca è stata accolta con particolare interesse in vista della Giornata internazionale dello Yoga del 21 giugno, istituita dalle Nazioni Unite nel 2015. Un’occasione non solo celebrativa, ma anche di riflessione sull’impatto profondo che certe pratiche millenarie possono avere sulla nostra salute, ben oltre il tappetino.

La Fondazione Isha, che conta oltre diciassette milioni di volontari in tutto il mondo e gode dello status consultivo presso l’ECOSOC dell’ONU, si conferma tra i protagonisti globali nella diffusione dello yoga come via per il benessere umano. Il loro impegno è riconosciuto anche dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), presso il quale l’organizzazione è accreditata dal 2020.

Chi desidera approfondire lo studio o richiedere materiale può contattare il dottor Subramaniam all’indirizzo: media.eu@consciousplanet.org.