Le patologie metaboliche del fegato mostrano una prevalenza del 20
per cento, con un aumento negli uomini più che nelle donne, nella
fascia di età compresa tra i 40 e i 50 anni.
Sono alcuni dati che emergono dall'attività dell'Uniep, l'unità
integrata di epatologia che l'Aou di Sassari ha attivato a novembre
scorso. In otto mesi di attività il centro ambulatoriale aziendale per
la diagnosi e le terapie delle malattie del fegato ha realizzato un
totale di 5.480 visite delle quali 800 prime visite con accesso
tramite Cup.
E quella che viene scattata è una fotografia che mostra come la
steatosi non alcolica, costituita da un eccessivo accumulo di grasso
nelle cellule epatiche, sia la principale patologia metabolica del
fegato e abbia ormai superato le patologie virali. «In Italia –
spiegano i medici dell'Uniep – a esserne colpita è il 20-22 per cento
della popolazione generale e la si osserva soprattutto nel paziente
diabetico e obeso. Nel fegato avviene un eccessivo accumulo di grasso
che può portare all'infiammazione dell'organo con sviluppo di fibrosi
e nel tempo alla cirrosi. A causare il cosiddetto “fegato grasso” è un
convergere di più fattori, componenti genetiche, alimentazione troppo
ricca di calorie e vita sedentaria».
Per i medici del centro che si trova al primo sottopiano della
palazzina di Malattie infettive questa patologia ha superato le forme
virali delle malattie del fegato, «che non sono scomparse – precisano
– e trovano ancora il principale serbatoio di diffusione nei pazienti
con problematiche di tossicodipendenza. Per questo con i colleghi del
Serd abbiamo in programma di sviluppare a breve un percorso facilitato
che consenta il trattamento dei pazienti con epatite C».
L'attività realizzata dall'Uniep ha consentito di organizzare
ambulatori dedicati all'epatite da virus, all'epatopatia metabolica,
all'epatite autoimmune, alla cirrosi avanzata e ai tumori epatici. Ha
facilitato inoltre la canalizzare dei ricoveri per epatopatie
scompensate e la successiva presa in carico ambulatoriale nel
post-ricovero.
L'integrazione con i medici radiologi ed endoscopisti è
stata uno degli elementi più importanti perché ha consentito di
organizzare direttamente dall'unità integrata alcuni esami
fondamentali per la diagnosi e il follow-up. In precedenza il paziente
dopo la prima visita era affidato nuovamente al Cup per le seconde
visite, adesso queste ultime vengono organizzate direttamente
dall'unità integrata. «Siamo nella condizione di programmare le visite
e di avere gli esiti degli esami in tempi stretti – spiegano ancora
gli specialisti – e questo ci permette di realizzare, soprattutto, una
puntuale attività di sorveglianza per il tumore del fegato nel
paziente cirrotico, a rischio per questa severa patologia».
È stato creato quindi il Sassari Liver Oncology Group (SLOG), un
gruppo multidisciplinare composto da chirurghi, radiologi,
anatomopatologi, infettivologi ed epatologi con l'obiettivo di
esaminare i casi di tumore al fegato e di assumere, per singolo caso,
la decisione collegiale sulle terapia da adottare. Un'attività che ha
portato anche a ridurre la lista d'attesa per gli interventi curativi
(chirurgici e ablativi) per il tumore epatico.
Da segnalare, infine, la collaborazione con il servizio di Cardiologia
per un progetto di ricerca sul rischio vascolare in pazienti con
infezione da virus dell'epatite C, malattia sistemica che provoca
patologie a carico di vari organi, oltre al fegato.