EXTRA-TIME MR SIMON — Gaetano firma il colpo: alla Domus passa il Cagliari

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Pisacane può davvero sorridere. La notte della Unipol Domus, tirata come un violino al minuto novantesimo, consegna al Cagliari tre punti che odorano di fatica e mestiere. La Roma di Gasperini cade per un lampo di Gaetano, genio intermittente ma capace di accendere la partita come si stappa un fiammifero nel vento.

Il tecnico rossoblù si presenta con un 3-5-2 che sembra scolpito nel granito, linee strette, reparti compatti, un undici che nei primi minuti dà la sensazione di voler ribaltare il tavolo. I giallorossi arrancano, sempre un passo dopo, quasi sorpresi dall’intensità dei sardi che affondano verso Svilar come chi ha una meta chiara e non intende negoziarla.

La gara gira al minuto 52. Folorunsho strappa metri come un puledro lanciato e viene steso al limite dell’area romanista. L’arbitro indica il dischetto, poi rivede tutto al VAR: niente rigore, punizione dal limite, ma cartellino rosso diretto a Çelik. È la crepa che spacca la diga. La Roma resta in dieci e da lì in avanti deve navigare controvento.

Il Cagliari mette la prua davanti e non la toglie più. Pisacane, che non è tipo da lasciare al caso il momento del colpo, pesca Gaetano dalla panchina come si pesca il cavallo buono negli ultimi cento metri. Il numero ottantotto lo ripaga all’82’: corner tagliato, palla che attraversa tutta l’area, controllo di petto, tiro secco. È il gol che decide la serata.

Il resto è nervi. Una Roma confusa, incapace di reagire; un Cagliari che difende l’osso con ordine, lucidità, mestiere. Cinque minuti di recupero che sembrano un secolo, interrotti, spezzati, rissosi persino, come spesso capitano le partite che pesano davvero. Poi il triplice fischio e il boato della Domus, liberatorio e pieno.

Il Cagliari non accusa la fatica della maratona di Coppa Italia. Anzi: corre, mantiene il filo della gara, non si scompone. Merito di Pisacane, che ha saputo cambiare l’inerzia con il guizzo giusto al momento giusto. Una mossa da box Ferrari: gomme fresche, ritmo nuovo, gara ribaltata.

Gaetano mette la firma, ma la strategia porta una sola sigla: Pisadog. Uno che la panchina la vive come una trincea e che, almeno stavolta, l’ha vinta per davvero.