14ª Tappa Vuelta 2025 | Soler in fuga verso la gloria, Vingegaard e Almeida si sfidano negli ultimi metri

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Le montagne asturiane si ergono come sentinelle silenziose quando il gruppo della Vuelta a España muove i primi colpi di pedale da Avilés. È sabato 6 settembre, e centotrentacinque chilometri separano i corridori da La Farrapona, quella salita che vista da lontano fa tremare le gambe solo a guardarla. Il consiglio migliore per affrontarla? Non guardare mai verso l'alto. Ma prima di arrivare a quell'inferno finale, la corsa deve fare i conti con la realtà di un mondo che non dorme mai. Alle 13:46, un'altra protesta contro la Israel-Premier Tech costringe la carovana a fermarsi. Manifestanti che chiedono giustizia per la Palestina, che denunciano l'incoerenza di chi ha escluso la Russia dalle competizioni per l'Ucraina ma permette a Israele di continuare a correre. La politica irrompe nel ciclismo, e il gruppo deve attendere che la strada si liberi. Quando finalmente la tappa inizia ufficialmente, è Jonas Rickaert dell'Alpecin-Deceuninck a rompere gli indugi. Il belga si lancia in solitaria, ma la sua fuga dura il tempo di un sospiro. Ben presto si forma un drappello di ventidue corridori determinati a giocarsi le proprie carte lontano dal controllo dei big. Tra loro c'è Marc Soler, lo scalatore catalano della UAE Team Emirates che ha nel DNA l'arte di soffrire in salita. C'è Gianmarco Garofoli della Soudal Quick-Step, giovane talento italiano che sogna il suo momento di gloria. Ci sono veterani come Carlos Verona e affamati come Johannes Staune-Mittet della Decathlon AG2R La Mondiale, squadra che piazza quattro uomini nella fuga. La corsa entra nel vivo sull'Alto Tenebreo, primo GPM di giornata. Soler transita per primo dimostrando che le sue ambizioni non si fermano ai punti della montagna. Dietro, il gruppo guidato dalla UAE Team Emirates mantiene un ritardo tra i quattro e i sei minuti, calcolando ogni secondo concesso agli attaccanti. Il Puertu de San Llaurienzu diventa il teatro della prima selezione seria. La salita spacca la fuga, e improvvisamente sono solo in undici a giocarsi la vittoria. Soler c'è, naturalmente, insieme a uomini come James Shaw, Bruno Armirail e Jan Hirt. Dietro, il gruppo perde pezzi importanti: Mikel Landa fatica, Giulio Ciccone si stacca, anche Egan Bernal alza bandiera bianca. La UAE Team Emirates controlla con freddezza militare. Prima è Ivo Oliveira a dettare il ritmo, poi Domen Novak, infine Juan Ayuso. Logoramento progressivo degli avversari fino al momento dell'attacco decisivo. Quando mancano diciotto chilometri al traguardo e inizia la salita finale verso La Farrapona, Soler capisce che è arrivato il suo momento. Il catalano attacca con la determinazione di chi sa che questa potrebbe essere l'occasione della vita. Johannes Staune-Mittet prova a seguirlo, ma la classe del corridore della UAE è superiore. Soler vola sui primi tornanti, guadagnando secondi preziosi. Dietro, il gruppo degli uomini di classifica si riduce a una manciata di corridori. Negli ultimi cinque chilometri, quando le pendenze toccano l'otto- nove per cento, la corsa esplode. Jai Hindley della Red Bull-BORA- hansgrohe scatta con violenza. João Almeida risponde immediatamente, con Jonas Vingegaard che si accoda al portoghese come un'ombra fedele. È il momento che tutti aspettavano: lo scontro diretto tra i due protagonisti della classifica generale. Almeida si carica sulle spalle il peso dell'inseguimento. Pedalata dopo pedalata, il portoghese trascina Vingegaard verso la vetta, mentre il danese della Visma-Lease a Bike sembra limitarsi a seguire senza mai collaborare. È una tattica vecchia come il ciclismo: lasciare che l'avversario faccia la fatica, per poi giocarsi tutto negli ultimi metri. Davanti, Soler vola verso una vittoria che ha il sapore del riscatto. Il catalano taglia il traguardo con le braccia al cielo, conquistando la sua prima vittoria in questa Vuelta con 39 secondi di vantaggio. Ma è negli ultimi metri che si consuma il vero dramma della giornata. Almeida parte lunghissimo nello sprint finale, le gambe che pompano con disperazione. Ma Vingegaard, che per diciotto chilometri non ha mai preso un cambio, trova nel finale quella lucidità tattica che contraddistingue i grandi campioni. Il danese supera il portoghese proprio in vista del traguardo, in una volata che vale molto più dei sei secondi di abbuono per il secondo posto. È un messaggio chiaro quello che Vingegaard manda ai rivali: anche quando sembra in difficoltà, anche quando viene trascinato per chilometri, lui c'è sempre nel momento che conta. Almeida deve accontentarsi del terzo posto e dei quattro secondi di abbuono, consapevole che quella collaborazione mancata potrebbe pesare nei conti finali. Dietro di loro, Hindley chiude quarto confermando il suo ottimo momento, mentre Felix Gall e il giovane Giulio Pellizzari completano una top ten che fotografa i valori in campo. La classifica generale vede sempre Vingegaard al comando con 48 secondi su Almeida, ma quei secondi guadagnati negli abbuoni raccontano di una battaglia appena iniziata. Quando le luci si spengono su La Farrapona, resta il sapore di una giornata che ha regalato emozioni pure. Soler ha trovato la sua gloria personale, Vingegaard ha dimostrato la sua astuzia tattica, Almeida ha confermato di essere l'uomo più pericoloso per la maglia rossa. Ma la Vuelta è come queste montagne asturiane: imperscrutabile, capace di sorprendere. Con una terza settimana che promette battaglie epiche, l'unica certezza è che nulla è ancora deciso.