Sono passati quindici anni da quella pagina nera del calcio italiano. Il 24 giugno 2010, sotto il sole dell’inverno sudafricano, l’Italia campione del mondo usciva di scena al primo turno dei Mondiali, battuta 3-2 dalla Slovacchia. Una disfatta annunciata, scritta male e recitata peggio, in un girone che sulla carta avrebbe dovuto essere una passeggiata: Paraguay, Nuova Zelanda e, appunto, Slovacchia.
In panchina c’era ancora Marcello Lippi, l’uomo che quattro anni prima ci aveva portato sul tetto del mondo. Ma quella che si presentò in Sudafrica non era la stessa Italia del 2006. Era un’ombra stanca, con convocazioni incomprensibili e una squadra impastata di ricordi, errori e presunzione.
Lippi lasciò a casa giocatori in forma come Cossu, Cassano e Balotelli, preferendo attingere a piene mani dalla Juventus settima classificata in Serie A, reduce da un’annata disastrosa. Tra i convocati c’erano Cannavaro, Iaquinta, Pepe, Marchisio, Camoranesi, Buffon. Più che un’Italia, sembrava una nostalgia mal riuscita.
Il cammino fu zoppicante fin dall’inizio. Contro il Paraguay, Buffon si infortunò alla schiena all’intervallo e lasciò il posto a Marchetti, allora portiere del Cagliari. La gara finì 1-1, grazie a un gol di De Rossi. Stesso risultato contro la Nuova Zelanda, con Smeltz a punire gli azzurri al 7’ e Iaquinta a pareggiare dal dischetto.
Poi venne la Slovacchia, e con essa la resa. A Johannesburg, l’Italia non tirò mai in porta nel primo tempo. De Rossi sbagliò un passaggio sanguinoso e al 25’ Vittek segnò l’1-0. Nella ripresa entrarono Pirlo, Maggio e Quagliarella, e qualcosa sembrò svegliarsi. Ma fu un fuoco fatuo: ancora Vittek al 73’ firmò il raddoppio. Di Natale accorciò all’81’, ma Kopunek all’89’ ristabilì le distanze con un pallonetto surreale. Al 91’ Quagliarella segnò il gol più bello e inutile del Mondiale con uno scavetto da fuori area. Poi, all’ultima azione, Simone Pepe mancò l’appuntamento con la storia, calciando fuori la palla del 3-3.
L’Italia chiuse il girone ultima, con appena due punti. Mai così in basso. Nel dopopartita, Lippi si assunse le responsabilità: «Mi dispiace da morire per tutti gli sportivi italiani. Pensavo che questa squadra potesse fare determinate cose e non l’ho preparata sufficientemente a dovere. Grandi auguri al mio successore, un in bocca al lupo di cuore».
Quel successore fu Cesare Prandelli. Ma l’emorragia non si fermò lì. Dopo il 2010, arrivarono altre cadute: niente Russia 2018 dopo lo spareggio perso contro la Svezia il 13 novembre 2017, e niente Qatar 2022 dopo la beffa al “Barbera” contro la Macedonia del Nord il 24 marzo 2022. Ora siamo nel 2025, e l’Italia annaspa ancora.
Ma quel 24 giugno rimane uno spartiacque. L’ultima Italia campione del mondo affondò in un girone da dilettanti. E da lì, a risalire, non ci siamo mai riusciti davvero.