4ª Tappa Giro del Delfinato: La Cronometro della Verità incorona Evenepoel

Charmes-sur-Rhône - Saint-Péray, 17.4 km contro il tempo

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Il sole di giugno picchia implacabile sulla valle del Rodano. Sono le 14:15 di questo mercoledì e la temperatura ha già toccato i 29 gradi. L'aria vibra di caldo secco, appena smossa da una brezza nordorientale che non dà tregua. Sul palco di partenza di Charmes-sur-Rhône, i meccanici danno gli ultimi ritocchi alle macchine da cronometro mentre i corridori si scaldano sui rulli, il sudore che già impera le maglie. Oggi il Delfinato si gioca una carta decisiva. Diciassette chilometri e quattrocento metri che promettono di ridisegnare una classifica generale ancora compressa, dove Ivan Romeo della Movistar difende una maglia gialla conquistata con l'ardore della gioventù e la precisione del cronoman nato. Ma il ragazzo spagnolo sa che questa prova nasconde un'insidia: quello strappo centrale che sale al 13,7% come una rampa di garage, pronto a "strappargli via" il simbolo del primato. Domen Novak è il primo gladiatore a sfidare il cronometro. Lo sloveno scende dalla pedana e si lancia nel vuoto temporale che separa ogni cronoman dalla gloria o dalla delusione. Dietro di lui, minuto dopo minuto, gli altri guerrieri del tempo seguono la medesima liturgia: gambe che girano, respiro che si fa sempre più affannoso, occhi fissi sull'orizzonte. La prima parte del percorso è un invito alla velocità. L'asfalto scorre liscio sotto le ruote lenticolari, il vento è favorevole, e i corridori volano verso il primo vero ostacolo della giornata. Ma è quando inizia lo strappo che il selezionatore naturale del ciclismo inizia il suo lavoro. Quella salita è un muro che non perdona: chi ha i muscoli giusti vola, chi non li ha sprofonda inesorabilmente. Søren Wærenskjold dell'Uno-X Mobility firma il primo tempo di riferimento serio: 23 minuti netti. Il norvegese ha saputo gestire lo strappo meglio di tutti i primi partiti, guadagnando terreno prezioso nella discesa successiva, quella che serpeggia verso Toulaud con curve insidiose su un asfalto non proprio perfetto. È qui che si misura il coraggio: chi osa di più in discesa può recuperare secondi preziosi, ma una frenata di troppo può costare cara. Poi arriva Tobias Foss, e la cronometro cambia volto. L'ex campione del mondo fa gridare al miracolo: 22 minuti esatti, un minuto pieno meglio del connazionale Wærenskjold. Al rilevamento intermedio di Toulaud aveva già fatto capire le sue intenzioni con un 14'53" che gelava la concorrenza. Il norvegese ha trasformato lo strappo in una rampa di lancio, volando poi nella discesa con la precisione di un orologiaio svizzero. Il pubblico, seppur diradato dal caldo, inizia a scaldarsi. Lungo il percorso, ombrelloni e cappelli diventano alleati preziosi contro un sole che non dà tregua. L'umidità al 37% rende l'aria densa, quasi tangibile, e ogni respiro sembra più faticoso del precedente. Ma quando Rémi Cavagna del Groupama-FDJ transita al primo intermedio con 16 secondi di vantaggio su Foss, l'aria si elettrizza. Il francese, specialista puro della disciplina, ha trovato il ritmo giusto e mantiene il margine fino al traguardo. Il cronometro si ferma su un tempo che sembra imbattibile, e Cavagna si siede sulla poltrona del leader provvisorio con la consapevolezza di chi sa di aver dato tutto. Gli ultimi chilometri della cronometro diventano un crescendo di tensione. I big della classifica generale si lanciano uno dopo l'altro in questo duello senza esclusione di colpi. Matteo Jorgenson firma il nuovo tempo di riferimento all'intermedio, 12 secondi meglio di Cavagna, e conferma la sua eccellenza concludendo a 21'28". L'americano ha saputo dosare le forze con intelligenza tattica, attaccando lo strappo al momento giusto e gestendo la discesa con lucidità. Ma è quando alle 16:47 Remco Evenepoel transita al primo intermedio che la cronometro si trasforma in spettacolo puro. Il belga polverizza ogni riferimento: 30 secondi meglio di Jorgenson, un margine che sa di sentenza. Il campione del mondo in carica ha trasformato lo strappo in una passerella, e la discesa in un'opera d'arte. Quando taglia il traguardo, il cronometro segna 20'50": 37 secondi meglio di Jorgenson, una prestazione che ridefinisce i parametri della corsa contro il tempo. Jonas Vingegaard chiude secondo a 21 secondi, una prestazione di altissimo livello che però impallidisce davanti alla superiorità del belga. Tadej Pogacar, quarto a 49 secondi, sembra gestire le energie in vista delle tappe di montagna che attendono la corsa nel weekend. Lo sloveno, che sullo strappo centrale avrebbe potuto fare la differenza, pare stia dosando le forze per i veri terreni di caccia che arriveranno venerdì, sabato e domenica. Ivan Romeo, ultimo a partire con il numero 1 sulle spalle, combatte con l'orgoglio di chi sa che la maglia gialla sta per sfuggirgli. Il giovane spagnolo transita all'intermedio con 1'07" di ritardo da Evenepoel, un margine che i suoi 10 secondi di vantaggio in classifica generale non possono colmare. Al traguardo, 1'25" di ritardo segnano la fine di un sogno e l'inizio di un nuovo capitolo per questa corsa. La classifica generale si ribalta completamente. Evenepoel è la nuova maglia gialla con 4 secondi su Florian Lipowitz e 9 su Romeo. Il Delfinato ha trovato il suo nuovo padrone, ma le montagne che attendono la corsa nei prossimi giorni potrebbero riservare ancora sorprese. Per ora, sotto il sole implacabile della valle del Rodano, Remco Evenepoel ha firmato una pagina di ciclismo che resterà nella memoria di chi ama questo sport fatto di fatica, sudore e cronometro inesorabile.