Giro del Delfinato 3ª Tappa: Il Giorno in cui Romeo si Vestì di Giallo

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Il sole picchia implacabile sui tetti di Brioude quando il gruppo si presenta alla partenza di questa terza frazione del Giro del Delfinato. La città natale di Romain Bardet saluta i suoi eroi con il calore torrido di giugno, mentre il campione di casa si prepara a vivere l'ultima volta questi luoghi che lo hanno visto nascere come corridore. Ma oggi non sarà il suo giorno. Dal chilometro zero esplode la battaglia. Il caldo asfissiante trasforma questa tappa in un inferno su due ruote, dove solo i più forti resisteranno. I primi scatti si susseguono frenetici: sei uomini provano la fuga, vengono ripresi, altri partono. È un valzer impazzito sotto il sole che non dà tregua. Jonathan Milan, il velocista friulano della Lidl-Trek, inizia subito a pagare dazio. Le gambe da sprinter mal sopportano questo ritmo forsennato e le prime salite lo mettono già in difficoltà. Sarà il primo di una lunga serie di distacchi e recuperi che caratterizzeranno la sua giornata di sofferenza. Quando la strada si alza per il secondo GPM, il gruppo si sgrana come un rosario. Mathieu van der Poel, l'olandese volante dell'Alpecin, sente il richiamo dell'attacco e scatta insieme a Bruno Armirail. Li raggiunge Rémi Cavagna e per un momento sembrano i tre destinati a decidere le sorti della tappa. Ma il gruppo, ancora compatto nelle sue ambizioni, non li lascia andare. È allora che nasce la fuga buona. Louis Barré dell'Intermarché-Wanty riesce a emergere dal caos, solitario e determinato. Dodici secondi di vantaggio che sembrano una goccia nell'oceano, ma che diventano la scintilla per l'azione decisiva. Altri corridori si aggregano, Remco Evenepoel si fa vedere al traguardo volante, e quando la polvere si posa, sono in tredici davanti. Il plotone, guidato dalla UAE di Pogacar, sembra avere tutto sotto controllo. Ma è un errore di valutazione che si rivelerà fatale. Il vantaggio dei fuggitivi cresce minuto dopo minuto, chilometro dopo chilometro. Domen Novak, Nils Politt e Casper Pedersen tirano il gruppo con determinazione, ma forse è già troppo tardi. Milan continua la sua via crucis personale. Il friulano si stacca e rientra tre volte, accompagnato dai compagni che lo scortano nella sua battaglia contro il caldo e le salite. È l'emblema di una giornata in cui i velocisti pagano un prezzo altissimo al sole spietato del Delfinato. La Côte de Malataverne fa la prima selezione tra i fuggitivi. Barré, il francese che aveva dato il via all'azione, passa per primo al GPM davanti a Rolland. Dietro, il gruppo della UAE inizia a rendersi conto che forse ha sottovalutato la situazione. Il gap è di due minuti e mezzo, troppo per una rimonta semplice. Quando mancano venti chilometri, la Côte du Château Jaune si presenta come l'ultima chance per rimescolare le carte. Sono solo 1200 metri al 9,2% di pendenza media, ma nella fornace di questo pomeriggio ogni metro diventa un'eternità. Il gruppo accelera e il distacco scende a 49 secondi. Sembra la resa dei conti. Ma davanti Anthony Turgis crolla, mentre Julien Bernard accelera trascinandosi dietro Harold Tejada e Iván Romeo. Il giovane spagnolo della Movistar, ventun anni appena compiuti, campione del mondo a cronometro Under-23, mostra già la classe cristallina che lo porterà lontano. Florian Lipowitz e Andreas Leknessund si riportano sui tre, formando un quartetto di testa che sembra destinato a decidere tutto. Ma la discesa rimescola nuovamente le carte: van der Poel e Barré rientrano, poi arrivano anche Laurance, Rolland e Dunbar. Sono in dieci a giocarsi la vittoria. Gli ultimi chilometri sono un crescendo di tensione. Tejada prova l'allungo solitario, Romeo risponde, poi è Lipowitz a tentare la carta dell'esperienza. Ma è proprio Romeo, il più giovane del gruppo, a trovare l'accelerazione decisiva. A tre chilometri dal traguardo, lo spagnolo scatta con la determinazione di chi sa che quella è la sua occasione. Diciassette secondi di vantaggio che diventano un abisso. Van der Poel prova a organizzare l'inseguimento, ma è troppo tardi. Iván Romeo Abad, nato a Valladolid ventun anni fa, taglia il traguardo di Charantonnay con le braccia al cielo, conquistando non solo la tappa ma anche la maglia gialla di leader della classifica generale. È il trionfo della gioventù sulla esperienza, della determinazione sulla tattica. Romeo, che aveva già vinto una tappa alla Volta Valenciana quest'anno, si veste di giallo con l'audacia di chi ha ancora tutto da dimostrare e niente da perdere. Dietro di lui, Tejada vince la volata per il secondo posto davanti a Barré e Lipowitz. Van der Poel regola il gruppo degli inseguitori, mentre il plotone principale, guidato da un Pogacar deluso, chiude con oltre un minuto di ritardo. Sotto il sole implacabile del Delfinato, un nuovo protagonista emerge. Romeo indossa la maglia gialla, ma sa bene che la vera battaglia inizia ora. Domani lo attende la cronometro, terreno che conosce bene da campione del mondo Under-23, ma poi arriveranno le montagne dove gli specialisti come Pogacar faranno valere la loro legge. Per ora, però, il giovane spagnolo può godersi questo momento magico: a ventun anni, è lui il leader del Delfinato, e domani, ancora forse solo domani, potrebbe riuscire a difendere la maglia.