Fu una stagione breve, quasi un morso, ma vera. Nel deserto di un campionato regionale che più esile non si può — quattro squadre in croce: Sinnai, Capoterra, Olbia e l’Amatori Rugby Alghero Under-18 che ha fatto ciò che deve fare chi conosce il rugby: ha onorato il campo. E ha vinto.
Non c’è da strepitare, non c’è da ubriacarsi di trionfalismi: il torneo s’è giocato su sei partite, andata e ritorno. Ma ciò che è stato offerto, i ragazzi di Alghero se lo sono preso con sudore e dignità. Hanno menato nella prima fase, aggredendo ogni match con foga e determinazione. Poi, nel ritorno, l’incanto si è sfilacciato tra infortuni, assenze e qualche smagliatura nell’impegno. È il rugby, bellezza.
S’è perso fuori casa, lì dove il gioco si fa più spigoloso e meno lirico. Ma si è tenuta la barra dritta. Nessuno s’è nascosto, nessuno ha mollato. Si è vinto, insomma, lottando fino alla fine.
Matteo Toniolo, guida di questa gioventù ovale, non cerca né scuse né effetti speciali. «Ci è mancata la continuità», dice con sobrietà. «Ma del resto sono ragazzi. Abbiamo vinto, sì, ma soprattutto abbiamo imparato: dalle belle vittorie come anche dalle sconfitte brucianti». Eccolo lì il verbo giusto: imparare. Perché in questo gioco che è battaglia e lotta insieme, si cresce più da una meta mancata che da una facile segnatura.
La squadra ha oscillato tra slanci e ritardi, come ogni gruppo che si nutre di muscoli e adolescenza. C’è chi ha saputo gestire i libri e la palla, chi ha lasciato indietro qualcosa. Ma la morale non è nelle pagelle: è nell’averci provato. Lottare per un obiettivo, accettare che l’altro possa essere più forte, ma restare se stessi. Con fierezza.
E se un elogio va ai ragazzi, uno ancor più solenne va a chi sta dietro le quinte: ai genitori, ai dirigenti, ai volontari senza medaglia. A chi ha lavato le maglie da gara. A chi ha guidato furgoni. Chi ha organizzato, cucito, ricucito, senza chiedere nulla in cambio se non un sorriso pulito.
Non è stato un campionato epico, e nemmeno spettacolare. Ma è stato autentico. E oggi possiamo dirlo: Alghero ha vinto. Non solo sul campo, ma nel cuore. E per chi conosce il rugby, questo basta e avanza.