Extratime di Mr Simon: Il Cagliari di Nicola affonda a Como: la salvezza resta un miraggio

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Ennesima sconfitta per il Cagliari di Davide Nicola, che torna da Como con le ossa rotte e una salvezza che sembra sempre più un miraggio. I rossoblù, ancora una volta, hanno dimostrato di essere una squadra fragile, incapace di gestire i momenti chiave della partita e di capitalizzare le poche occasioni create.

E dire che la serata sul lago era iniziata nel migliore dei modi. Adopo aveva illuso i tifosi sardi, trovando il vantaggio con una zampata che sembrava poter indirizzare il match. Ma è stata solo un'illusione. Poco prima dell’intervallo, la solita difesa disattenta ha spalancato la porta agli avversari: prima Caqueret e poi Strefezza hanno ribaltato il risultato, sfruttando le amnesie di una retroguardia che sembra aver perso completamente la bussola.

Nella ripresa, il Cagliari ha cercato una reazione, mostrando sprazzi di orgoglio. Quattro occasioni pericolose, tutte sprecate con una precisione che ha del grottesco. E come spesso accade, alla fine è arrivata la beffa: Cutrone ha chiuso la contesa al minuto 77, affondando definitivamente le speranze di rimonta dei rossoblù. Una mazzata che sa di condanna.

Davide Nicola, in panchina, appariva impotente. I suoi uomini sembrano svuotati, privi di quella grinta e di quella determinazione che dovrebbero caratterizzare una squadra in lotta per la salvezza. E qui sta il vero problema. Non è solo una questione di numeri o di tattica: è una questione di testa, di carattere, di fame. Elementi che questo Cagliari sembra aver smarrito per strada.

Il paradosso è che ai sardi basterebbe un solo punto per la salvezza matematica. Un punto che, però, sembra diventato un Everest. Una squadra che deve sperare nelle sconfitte altrui per salvarsi è una squadra che ha già perso. Perché non c'è nulla di peggio che aggrapparsi ai risultati delle altre, aspettare che siano gli altri a fallire per rimanere a galla. È la logica della mediocrità, del tirare a campare, dell'accontentarsi. E il Cagliari, al momento, sembra perfettamente incarnare questa filosofia.

Due giornate al termine. Domenica arriva il Venezia, in quello che sarà un autentico spareggio salvezza. I lagunari non hanno alternative: devono vincere. E il Cagliari? Anche. Perché pensare di giocarsi tutto all'ultima giornata, in casa di un Napoli che potrebbe ancora essere in lotta per lo scudetto, è un suicidio annunciato. Ma per fare risultato, per conquistare finalmente quel maledetto punto, servirà una squadra diversa. Una squadra che sappia lottare, che sappia soffrire, che sappia mordere.

Nicola dovrà ritrovare i suoi uomini, motivarli, scuoterli. Perché il tempo delle scuse è finito. Questa squadra ha dimostrato di poter essere competitiva, ma solo a tratti. Ora deve dimostrarlo sul campo, per intero, per novanta minuti. Senza cali di tensione, senza disattenzioni, senza timori.

Domenica potrebbe essere la giornata della verità. Una giornata che dirà chi merita di restare in Serie A e chi, invece, merita la condanna della retrocessione. Ma per il Cagliari non può e non deve essere una questione di meriti altrui. Deve essere una questione di orgoglio. Perché salvarsi solo grazie ai risultati delle altre sarebbe la peggiore delle umiliazioni.