A Cagliari l’incontro fra i rossoblù ed i tifosi alla concessionaria Ottolini. Presente anche Adriano Reginato, che ancora detiene il record di imbattibilità iniziale risalente al 1966-‘67 con 712’ di porta inviolata

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  Si è svolto un evento che ha richiamato un gran numero di appassionati. Tutti riuniti presso la Concessionaria Ottolini di Cagliari e denominato "Unione di Passioni”, “talk” con il direttore sportivo del Cagliari Calcio, Nereo Bonato, e il direttore sportivo del Settore giovanile, Pierluigi Carta. “Focus” sull’organizzazione e l'operatività dell'area “scouting”, che all’interno della società rossoblù svolge un ruolo fondamentale nella focalizzazione degli eventi sportivi. Ha partecipato all’incontro anche una rappresentanza dei calciatori della prima squadra e della Primavera rossoblù. Foto di rito e grande trasporto in attesa del confronto a Milano con i rossoneri di sabato prossimo. Ricerca di socializzare e autografi da parte dei sostenitori che hanno circondato Luvumbo, Gaetano e Shomurodov presenti in sala. 

  A margine Nereo Bonato ha sottolineato l’importanza del connubio fra il Cagliari Calcio e la Concessionaria Ottolini, un matrimonio che si sta sempre rinsaldando nel tempo. Presente anche la Cantina di Santadi con i suoi vini pregiati, degustati dagli ospiti. Non sono mancate alcune vecchie glorie della società come Adriano Reginato, Gigi Piras e Renato Copparoni. Anche il museo del Cagliari ha esposto le proprie maglie autografate ed i guanti dello stesso Reginato quando conquistò il record di imbattibilità, dalla prima all’ottava giornata di campionato, della porta cagliaritana nella stagione 1966-‘67 con ben 712’ nei quali non incassò alcuna rete. Un record che clamorosamente resiste tutt’ora. 

  “L’attività di “scouting” è importante ed i suoi “step” sono cinque.-ha detto lo stesso Direttore Nereo Bonato-Partiamo sin da luglio e agosto quando si cerca di chiudere la squadra, poi si arriva a dicembre per valutare quelli che sono i profili degni di attenzione e tra marzo e maggio le fasi decisive: a marzo si crea un campo in cui si scrivono almeno otto nomi per ruolo, due mesi dopo si scremano fino a cinque e successivamente si sceglie quale trattativa è meglio imbastire“. Un percorso importante, nel corso del quale non si valuta solo l’aspetto sportivo: “Si cerca di capire il vissuto del giocatore come persona, non solo la tecnica o la tattica perché dietro a ogni scelta ci sono tante valutazioni. Il mercato non è semplice, c’è l’investimento di tanto tempo per fare la scelta migliore. Sbagliare si sbaglia sempre, perché quando si ha a che fare con l’umano il margine d’errore esiste“. 

  È entrato in scena poi Pierluigi Carta, che ha evidenziato come il lavoro nel settore giovanile possa variare, complice la possibilità di lavorare in maniera ancora più marcata sul territorio isolano. Ma anche che le difficoltà nel comprendere quando le prestazioni di un giovane sono date da una precocità che può essere ingannevole: “L’area “scouting” è sempre protagonista. Il no ha la stessa valenza di un sì in certi casi. Vedere un giocatore bravo magari ci riescono più persone. Dire di no può essere più difficile, ma è ugualmente importante nel nostro lavoro“. Sul palco sono saliti diversi protagonisti, in primis Riyad Idrissi e Ismael Konate, arrivati nelle giovanili del Cagliari attraverso il lavoro di “scout” guidato proprio da Carta. Il primo, terzino sinistro della Primavera, con il progetto delle Academy, il secondo con il lavoro nella Penisola. Entrambi hanno raccontato la propria esperienza, prima che a salire sul palco fosse Zito Luvumbo: “Quando sono arrivato qui non sapevo l’italiano e non mangiavo nulla, ora invece mi piace la vostra cucina e mi sento anche io un po’ sardo“. Bonato ha parlato dell’arrivo di Gaetano in Sardegna e si è detto sicuro che dopo l’ingenuità con il Lecce il trequartista saprà riscattarsi. I due protagonisti del “talk” si sono anche aperti però sui loro rimpianti in sede di mercato. “Barak poteva essere il giocatore che chiudeva il cerchio durante gennaio” ha affermato Bonato. “Prendemmo Joao Pedro e andò bene comunque, ma eravamo vicini a prendere Borré allora al Lens” ha invece ammesso Carta parlando della sua esperienza da direttore sportivo della prima squadra.