L'editoriale: Una morte evitabile che urla giustizia - La tragedia di Chiara e l'innocente Milo

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  Quando leggiamo notizie come la tragica fine di Milo, il Jack Russell di Chiara Ariu, aggredito e ucciso da un cane lasciato senza guinzaglio, è inevitabile che la rabbia si mescoli al dolore. Chiara 25enne sarda influencer del benessere animale piange la scomparsa del suo amatissimo Milo, un Jack Russell di 5 anni ucciso da "un cane di grossa taglia di circa 50 kg lasciato senza collare e guinzaglio dai propri padroni". Il dramma si è consumato nella tarda mattinata del 6 maggio all'isola d'Elba.

 È una rabbia feroce, quella che scaturisce dall'impotenza di fronte a una tragedia che poteva e doveva essere evitata. Non parliamo qui di un semplice incidente, ma di una verità più amara e frequente di quanto si possa pensare, che riguarda la sicurezza pubblica e il rispetto per la vita, sia umana che animale. Prima di tutto, ribadiamo un principio fondamentale che molti, evidentemente, faticano a comprendere o scelgono di ignorare: un cane è un essere vivente con specifiche esigenze comportamentali e sociali che deve essere educato e, quando in luoghi pubblici, tenuto al guinzaglio e non lasciato completamente libero. 

Questo non è un vezzo per gli amanti degli animali, ma una necessità impellente per la sicurezza collettiva. È scandaloso e inaccettabile che nel 2024 dobbiamo ancora assistere a scene di cani lasciati liberi di vagare e attaccare, come se le nostre città fossero giungle in cui vigono le leggi del più forte. 

  La situazione di Chiara e Milo non è un caso isolato; è il sintomo di un problema più grande che include la mancanza di educazione cinofila adeguata tra i proprietari di cani e un'evidente assenza di controlli e sanzioni efficaci da parte delle autorità. Non possiamo ridurre queste tragedie a mere fatalità o sfortunate coincidenze. Dietro c'è molto più: c'è il disinteresse e la negligenza. È vergognoso che, nonostante i continui appelli degli attivisti per il benessere animale e le ripetute segnalazioni di episodi simili, e per lo sbandierato amore continuo sui social per gli amici a quattro zampe della popolazione nazionale, le istituzioni rimangano sorde e spesso inerti. 

  La legge deve cambiare, questo è palese. Ma non basta. È necessaria una rivoluzione culturale che parta dalle scuole, che includa programmi di educazione al rispetto e alla cura degli animali e che si estenda attraverso campagne di sensibilizzazione capillari. La responsabilità di un cane non termina all'estremità di un guinzaglio, ma include la conoscenza e l'implementazione di norme di comportamento civile in società. 

  Inoltre, il nostro sistema legislativo deve smetterla di trattare le aggressioni da parte di cani come semplici incidenti. Serve un inasprimento delle sanzioni per i proprietari negligenti. Non è più tollerabile che le vite di creature indifese, umane o animali che siano, vengano messe in pericolo per l'irresponsabilità di pochi. Esprimendo la nostra solidarietà a Chiara e a tutti coloro che hanno perso i loro amici a quattro zampe in circostanze simili, invitiamo a una riflessione profonda e immediata da parte di tutti i cittadini e le istituzioni: fino a quando continueremo a chiudere un occhio (o entrambi) di fronte a queste tragedie? La risposta a questa domanda definirà il tipo di società in cui vogliamo vivere. Non dimentichiamoci di Milo, e di tutti gli altri, nella nostra pressante richiesta di cambiamento. Queste tragedie devono finire ora. Non domani, oggi.