Sabato al Museo Manno di Alghero la mostra di Igino Panzino "Fuori tempo"

Museo Casa Manno, Alghero, Sardegna
  Il Museo Casa Manno, già da qualche tempo, ha avviato un percorso finalizzato a far dialogare i suoi spazi e le collezioni qui esposte con il mondo dell’arte contemporanea, attraverso le opere dei suoi artisti più rappresentativi. L’idea ha preso le mosse in linea con quella che è stata la storia della famiglia Manno, molto vicina a quella dell’arte. Tarsilla Calandra, moglie del barone Giuseppe Manno, e suo figlio, pur con sensibilità diverse, furono magna pars di questa realtà.

   Lo dimostrano il frutto delle loro produzioni artistiche esposto al Museo. Ed è così che la mostra personale di Igino Panzino "Fuori tempo”, a cura di Mariolina Cosseddu e Giuseppe Zichi, s’inserisce in un percorso che è anche, e forse soprattutto, di ricerca (in linea con gli scopi del Museo che è un centro di ricerca per la storia moderna e contemporanea). D’altronde Panzino stesso afferma al riguardo: «Si dice che l’artista raggiunga la sua completa maturità quando finalmente riesce a incontrare il suo tempo.

   Ma il momento che, nostro malgrado, stiamo attraversando e che, seppur per molti aspetti tragico, assume irreparabili contorni da burletta paradossale, non mi piace affatto, né nella sua più ampia dimensione sociale, né, ancor meno, in quella più particolare che riguarda le cose dell’arte. Non ho, perciò, nessuna intenzione di farmene interprete; infatti, detesto, con tutte le mie forze, l’attuale sistema artistico che identifica, sic et simpliciter, il valore culturale estetico dell’opera col suo valore commerciale, grazie ad una completa, intenzionale, confusione dei criteri di valutazione dei due differenti aspetti.

  Questo modello culturale ha così svilito, riducendola a pura mercanzia, quell’attività di ricerca artistica, che una volta rappresentava soprattutto una forma, non certo secondaria, del pensiero, e che tracciava l’area ideale nella quale mi sono sempre mosso. Non ci salva, da tutto questo, una politica culturale pubblica che mostra interesse soltanto verso quelle forme di manifestazioni spettacolari che possano produrre reddito o, quantomeno, facciano da traino all’incremento del turismo (sic). Si materializza in questo modo una concezione di natura economicista, basata su questa insopportabile commistione tra cultura e commercio, diametralmente opposta all’idea che l’arte possa rappresentare un valore in se.

   Non potendo trovare rifugio in un futuro poco promettente, non mi resta che cercare riparo nel passato, interpretando, o meglio reinterpretando con uno sguardo attuale, tempi che non mi appartengono, ma con i quali la mia formazione, e quella di noi tutti, hanno fondamentali debiti di riconoscenza. Nascono così questi ultimi lavori di dimensioni ridotte (più o meno di cm 50 X 40), ispirati a opere di artisti come Bruegel o Tiepolo, Durer o Paolo Uccello, Bosch o Giovanni Pisano, per citarne alcuni, manufatti dove il mio disagio si manifesta, forse, anche nel tormento per la precisione che li distingue». La mostra verrà inaugurata sabato 7 maggio, ore 18.00, in occasione di “Monumenti aperti” e sarà visitabile da lunedì a domenica, dalle 16.00 alle 20.00.