A volte tornano, anche in sardo. È il caso di Jonathan Richman, che nel suo recente Only Frozen Sky Anyway ha voluto omaggiare la Sardegna con il brano Little Black Bat, traccia numero otto del l’album.
Sizzimmurreddu Nieddu è il ritornello in sardo che suona come un incantesimo folkloristico: la sorpresa che Richman riserva ai suoi ascoltatori, dimostrando ancora una volta la sua passione per le lingue e le culture lontane dai riflettori mainstream.
Un ponte, quello con la Sardegna, che Richman ha percorso per via epistolare con il cantautore villacidrese Mauro Vacca, suggeritore della sonorità linguistica che viene ripetuta quasi ossessivamente, assieme a Troppu togu, con tanto di precisazione nel brano della sua corretta pronuncia casteddaia.
Con Little Black Bat, Richman non solo celebra la musicalità della lingua, ma la eleva a strumento universale, trasformando Sizzimmurreddu Nieddu in un inno alla leggerezza e alla curiosità. In oltre cinquant’anni di carriera, Richman ha cantato in spagnolo, francese, italiano, napoletano e perfino in ojibwe, idioma dei nativi americani. E con la Sardegna ha un legame preciso, un’attenzione autentica, non esotismo da cartolina: è stato lui a tradurre in inglese il libro Alphabet of streets del poeta e performer sardo Alberto Masala.
Only Frozen Sky Anyway, è un disco che riflette sul tempo e sull’assenza.
Lo dice lui stesso nelle note di copertina parlando degli amici scomparsi, che però a volte ritornano, magari in un altro ruolo. Niente malinconia, si tratta di una filosofia leggera e profonda, sospesa tra lo stupore infantile e il disincanto adulto. Un inno alla trasformazione, alla fedeltà dell’anima oltre le forme.
Un omaggio affettuoso accompagna anche la copertina del disco: è un dipinto di David Johansen, recentemente scomparso, ex frontman dei New York Dolls e caro amico di Richman.
Only Frozen Sky Anyway è una raccolta di bozzetti sonori, folk appena accennato, ritmi spezzati, intuizioni poetiche che sembrano nate per caso, ma suonano inevitabili. Con lui due antiche conoscenze, il batterista Tommy Larkins e Jerry Harrison (Talking Heads) alle tastiere, che torna a suonare al fianco di Richman, dopo i tempi gloriosi dei Modern Lovers.
Impossibile etichettare artisticamente Jonathan Richman, che pur non cercando mai la gloria l'ha raggiunta ugualmente, grazie alla sua autenticità. Dopo l'esperienza proto-punk con i Modern Lovers, ha imboccato strade più intime, acustiche e ironiche. Figura cult per collezionisti è amato dai grandi (David Bowie e i Sex Pistols tra gli altri lo hanno coverizzato), e dagli ascoltatori ruspanti, che ne apprezzano soprattutto la sincerità quasi disarmante. Anti divo per eccellenza, Richman non vuole smartphone, non usa Internet, non ha manager. Nella sua voce, nelle sue canzoni, c'è ancora il bambino che scopre il mondo per la prima volta. Proprio come quando canta di pipistrelli neri, in sardo. (Marco Cazzaniga)
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