Itinerari culturali nel nord Sardegna a cura di Bruno Lombardi

Ardia di San Costantino a Pozzomaggiore: il galoppo della fede.

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Ho visto corse di uomini a cavallo che non appartengono solo alla sua dimensione devozionale, ma al mantenimento di una tradizione viva, in una Sardegna sempre più rivolta alla modernità: è l’Ardia di San Costantino, con il suo galoppo sfrenato e il vento che solleva la polvere; nel paese del Meilogu, il tempo si trasfigura in spiritualità e azione. Ogni anno, nei giorni 6, 7 e 8 luglio, il paese si risveglia al suono degli zoccoli.

 I cavalieri, vestiti di rosso, si radunano davanti al Santuario di San Costantino, pronti a sfidare il destino. Il primo a partire è su “caddu ‘e punta”, il cavaliere che impersona Costantino il Grande; il suo cavallo bianco, la sua bandiera, la sua corsa: tutto è simbolo, tutto è memoria. Quando il primo cavaliere parte, il mondo sembra fermarsi. Il galoppo è furioso, la polvere si alza, il suono degli spari accompagna la corsa. Tre giri in senso orario, tre in senso antiorario: un ciclo che si ripete, un cerimoniale che si rinnova. La folla trattiene il fiato. 

Ogni cavaliere è parte di un disegno più grande, un filo invisibile che lega il presente al passato, la terra al cielo. L’Ardia non è solo una corsa, poiché è un atto di fede, un grido di devozione, un incontro con la storia: tra il sudore dei cavalli e il fervore dei cavalieri, la Sardegna racconta se stessa; e mentre il vento attraversa la vallata, sembra portare con sé le voci di coloro che hanno percorso lo stesso tracciato e la stessa richiesta di grazia.