Riflessioni a cuore aperto sulla cattolicità di Leone XIV.

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  L’elezione di Leone XIV al soglio pontificio rappresenta, a mio avviso, non solo una svolta storica ma anche un messaggio spirituale da decifrare con attenzione e, perché no, preghiera; non è un caso che il primo pontefice americano porti un nome tanto solenne, carico di riflessi ecclesiali e sapienziali: Leone è nome di pastori forti e padri spirituali, ma anche di custodi della dottrina che sanno parlare al mondo con autorità mite e incisiva. Nella figura di Leone XIV si avverte la sua cattolicità viva, che non si limita alla geografia universale della Chiesa, ma tocca la radice stessa del termine: katholikós, cioè “secondo il Tutto”, “secondo Integrità”; in lui sembra emergere un impegno sincero all’equilibrio tra dottrina e misericordia, tra verità e compassione, tra tradizione e discernimento. L’esperienza del nuovo Papa tra i popoli del Sud America, in mezzo ai poveri e ai dimenticati, affonda la sua spiritualità nel messaggio delle Beatitudini. 

  La scelta del nome “Leone” richiama figure storiche come Leone I Magno e Leone XIII; Leone I è conosciuto per la sua tutela dell'ortodossia e il suo ruolo nel consolidamento dell'autorità papale, mentre Leone XIII è ricordato per l'enciclica Rerum Novarum, che ha affrontato le questioni sociali emergenti nel XIX secolo. Leone, richiama il vigore evangelico, ma anche la lotta invisibile contro i poteri oscuri del mondo: mi domando se non ci sia, nella Provvidenza, una chiamata al coraggio per tutta la Chiesa; e cioè, quell’invito ad essere meno timidi nel testimoniare il Vangelo intero, senza sconti e senza compromessi. Leone XIV, con il gesto semplice, ma solenne, della veste papale completa di mozzetta rossa e stola ricamata, sembra voler dire: non abbiamo bisogno di svuotarci per essere accolti, ma di ricolmarci per essere riconosciuti; quella veste non è nostalgia di un “tempo cattolico lontano”, ma è un simbolo del Mistero che si serve della forma per incarnarsi nel tempo. Mi auguro che Papa Leone XIV sappia parlare ai cuori assetati, non solo con i documenti, ma con la presenza, con il fuoco di quel nome che trasforma, con la fermezza che abbraccia; infatti la vera cattolicità, è unità nella diversità, e se il Pontefice saprà custodirla e rilanciarla, non come ideale teorico ma come testimonianza incarnata, allora la sua voce sarà quella del pastore che numerosi credenti attendevano da qualche tempo: non solo un’autorità, ma una paternità.