Alghero, il Carnevale tra maschere, danze e identità - Ritorno al passato celebrato a Villa Las Tronas

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C'è un momento dell'anno in cui il mondo si rovescia e il caos diventa regola. È il tempo del Carnevale, quando il gioco della maschera smette di essere metafora e diventa realtà. La maschera non si cela, ma si porta. Non si indossa per ingannare, ma per rivelare, per dire ciò che senza quel velo sarebbe impronunciabile. "Larvatus prodeo" - avanzo mascherato - ammoniva Cartesio, perché a volte solo dietro un volto nascosto si può dire la verità. E così, in una Alghero che si fa teatro di epoche sovrapposte, la serata danzante a Villa Las Tronas, svoltasi domenica 2 marzo, si è trasformata in una celebrazione di questa antica arte dell’apparenza.

Nella cornice nobile della villa affacciata sul mare, gli ospiti hanno danzato come in un’altra epoca, indossando i panni delle dame in seta e dei gentiluomini in frac. Un Carnevale senza coriandoli, ma con il rigore di un tempo in cui la maschera non era solo gioco, bensì rito sociale e distinzione di casta. Le note dal vivo del pianoforte e del violino hanno avvolto la sala, mentre i ballerini della Compagnia Italiana di Teatro e Danza, guidati dalla maestra Livia Ghizzoni, hanno accompagnato gli ospiti in un viaggio nel passato, ricreando l’atmosfera di un’epoca fatta di gesti misurati e sguardi celati dietro il formalismo della danza.

Eppure, non è forse anche questo Carnevale? Non è forse la stessa volontà di smarrirsi in una maschera, di trasformarsi per qualche ora, di giocare a essere qualcun altro? La differenza tra la festa di corte e il Carnevale di strada è questione di misura, non di sostanza. Il primo usa la maschera per rafforzare le convenzioni, il secondo per annientarle. Ma entrambi rispondono a un medesimo bisogno: quello di uscire da sé stessi, di abbandonare il peso della quotidianità e perdersi in un’identità altra, che sia per gioco, per sfida o per necessità.

La presenza degli assessori Enrico Daga e Maria Grazia Salaris ha suggellato l’importanza dell’evento per la città, unendo il valore culturale della danza storica alla capacità di Alghero di trasformarsi in un palcoscenico senza tempo. Villa Las Tronas, con la sua architettura nobile e i suoi interni lussuosi, ha offerto la scenografia perfetta per un Carnevale d’antan.

E così, tra le note di un pianoforte e il fruscio delle gonne sul pavimento lucido, il Carnevale si è celebrato nella sua forma più alta: quella del rito in cui le regole si capovolgono senza mai essere infrante. Perché il Carnevale non è solo una tradizione. È un’arte. È cultura. È vita.

 

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