Dietro le quinte del potere: Silvio Berlusconi, il secondo mandato e il dominio incontrastato

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  Dopo la breve parentesi di Giuliano Amato, siamo giunti al momento che in molti, nel 2001, stavano aspettando: il ritorno di Silvio Berlusconi. Forte del carisma che lo contraddistingueva e della sua abilità nel trasformare la politica in spettacolo, Berlusconi vinse le elezioni con una maggioranza schiacciante, inaugurando quella che sarebbe diventata una delle stagioni più complesse e polarizzanti della politica italiana. Berlusconi non era più un outsider come nel 1994. Questa volta era un leader rodato, pronto a consolidare il suo potere e a governare l’Italia come se fosse un'azienda. Nel maggio 2001, Forza Italia e la coalizione di centro-destra trionfarono alle elezioni con una netta maggioranza. Berlusconi aveva preparato la sua ascesa in grande stile: una campagna elettorale moderna, fatta di slogan semplici, promesse concrete e la famosa firma del “Contratto con gli Italiani” in diretta TV, uno stratagemma mediatico che solo lui poteva concepire. 

  Berlusconi promise cinque punti fondamentali: abbassare le tasse, riformare la giustizia, creare posti di lavoro, migliorare le pensioni e dare più sicurezza. Gli italiani, stanchi dei litigi interni del centro-sinistra e attratti dal carisma del leader imprenditore, premiarono questa promessa di rinascita. Uno dei tratti distintivi del secondo governo Berlusconi fu il suo approccio alla politica come se si trattasse di un’azienda. Non era solo un uomo politico, ma un imprenditore abituato a prendere decisioni rapide e a circondarsi di persone fidate. Molti membri del suo governo, infatti, provenivano direttamente dal mondo delle imprese, dalla comunicazione o dall’industria, portando con sé un approccio che puntava tutto sulla gestione e sull’efficienza. Un esempio eclatante di questa filosofia si vide nell’introduzione di nuove norme sul lavoro, le cosiddette “leggi Biagi”, che puntavano a rendere il mercato del lavoro più flessibile. Berlusconi credeva fermamente nel liberare l’Italia dalla burocrazia, in un modello che guardava agli Stati Uniti come punto di riferimento. Ma il secondo mandato di Berlusconi non fu solo rose e fiori. Le sue promesse si scontrarono ben presto con la dura realtà dei fatti. Nonostante la forza iniziale, i primi due anni furono segnati da tensioni politiche all’interno della coalizione e da un contesto economico mondiale difficile, aggravato dagli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.

  Berlusconi, tuttavia, non si scoraggiò. Continuava a ripetere: "Nessuno è mai morto per essere stato un po' più ottimista!" — un esempio del suo stile di leadership, basato sull’infondere fiducia anche nei momenti più difficili. Si dice che, durante una crisi interna alla maggioranza, Berlusconi invitò i suoi alleati a cena nella sua villa ad Arcore e, con una battuta tipica del suo stile, disse: “Ragazzi, qui siamo tutti nella stessa barca. Il problema è che io sono l’unico che sa come si guida uno yacht!”. L’episodio mostra chiaramente il suo modo di condurre la politica: sempre con un sorriso, sempre con la convinzione di poter gestire qualunque tempesta. Nonostante il clima da trionfatore, il secondo mandato di Berlusconi fu segnato da scandali e difficoltà. Le riforme promesse non arrivarono tutte, e le resistenze interne ed esterne al governo non facilitarono il cammino. Il progetto di riforma della giustizia, uno dei punti più controversi del suo programma, venne criticato ferocemente dall’opposizione, che lo accusava di voler cambiare le regole per proteggere i propri interessi personali. Anche il tentativo di ridurre drasticamente la pressione fiscale venne solo parzialmente realizzato, lasciando insoddisfatti molti dei suoi sostenitori iniziali. Sul fronte internazionale, Berlusconi si trovò a gestire le ripercussioni della guerra in Iraq, iniziata nel 2003. La decisione di allinearsi con gli Stati Uniti di George W. Bush e il Regno Unito di Tony Blair nell’invasione dell’Iraq suscitò polemiche accese in Italia e in Europa. Berlusconi difese la scelta come necessaria per mantenere le relazioni transatlantiche, ma la guerra si rivelò presto una questione spinosa che divise l’opinione pubblica. Un celebre aneddoto di quegli anni riguarda un colloquio tra Berlusconi e Bush. Durante una riunione, Berlusconi, noto per il suo spirito leggero e disinvolto, disse a Bush: "Tu sei il più forte, io sono il più simpatico. Insieme non possiamo perdere." La frase, riportata dai media, riassume perfettamente il modo in cui Berlusconi affrontava le relazioni internazionali: con un misto di pragmatismo e autoironia. 

  Un’altra questione che continuava a pesare su Berlusconi era il conflitto di interessi. Essendo il più grande imprenditore mediatico del Paese e contemporaneamente il capo del governo, il controllo che esercitava sui mezzi di comunicazione destava preoccupazioni. Le accuse di utilizzo improprio delle sue reti televisive, Mediaset, e l’influenza sulle testate giornalistiche alimentarono uno scontro feroce con l’opposizione e con una parte dell’opinione pubblica. Ma Berlusconi, come sempre, non si lasciò intimidire. A chi gli chiedeva come rispondesse alle accuse, rispondeva con il suo solito sorriso: "Non ho conflitti di interesse, semmai ho interessi che confluiscono nel benessere degli italiani." Nel 2005, le difficoltà politiche e i segnali di usura all'interno della sua stessa coalizione portarono il secondo governo Berlusconi a una crisi. Nonostante gli sforzi per mantenere salda la leadership, Berlusconi si trovò costretto a una lunga battaglia politica che culminò nelle elezioni del 2006, dove fu sconfitto da Romano Prodi. Ma chi pensava che fosse finita per il Cavaliere, si sbagliava di grosso. Berlusconi sarebbe tornato più volte, pronto a riscrivere nuovamente le regole del gioco politico. Con la fine del secondo mandato di Berlusconi, l’Italia si preparava a un nuovo cambio di direzione con il ritorno di Romano Prodi nel 2006. Ma Berlusconi non era ancora finito. Nel prossimo episodio, ci concentreremo proprio su Romano Prodi e il suo secondo governo, un tentativo di riportare equilibrio in un Paese sempre più polarizzato. Prodi, con il suo stile pacato e il suo approccio europeista, cercherà di guidare l’Italia in un momento di grandi sfide, ma come vedremo, non tutto andrà come previsto...