Resterà aperta fino a domenica 22 dicembre la Mostra dal titolo: IL MARE, LE BARCHE, I PESCATORI E I RICORDI, organizzata da Comitato per il Museo del mare di Alghero e da più associazioni riunite, tra cui l’istituto Subacqueo Italiano, l’ass. Lo Frontuni, La Palma Nana, i Marinai d’Italia, La Nave Nuragica,… e con l’aiuto della Fondazione META e del Comune di Alghero.
In piazza Civica è esposta la bellissima spagnoletta algherese storica “Liberata”, mentre al’interno, nell’ex sede dell’Associazione Marinai d’Italia, è possibile percorrere un itinerario tra i mestieri tradizionali dei maestri d’ascia e dei calafati e tra le più comuni attrezzature da pesca tradizionali: le nasse in giunco e i “rall”, il “gangaro” e le acuminate “fitore”.
Non mancano i modellini di gozzi e spagnolette e i quadri di “Cicillu”, il pittore naif algherese, memoria di una generazione che aveva conosciuto i grandi velieri e il periodo finale dell’epopea della vela commerciale.
Era un’economia povera, a volte quasi di sussistenza, e le conoscenze dei legni, degli attrezzi e dei mestieri erano finalizzate a ottenere la massima efficienza nautica con i materiali più facilmente reperibili e con costi possibilmente ridotti.
E’ esempio di questo anche la lavorazione della palma nana, ben rappresentata nella Mostra, e che per quanto legata ad un’economia povera, ha dimostrato di poter produrre con molta versatilità un gran numero di oggetti diversi, sia per l’uso nautico (soprattutto cordami) sia per l’uso agro-pastorale.
Chiude infine la Mostra, uno spazio dedicato alla biologia del mare ed alle attrezzature subacquee d’epoca utilizzate nel mare di Alghero, erogatori, bombole e macchine fotografiche, ma anche il moderno ROV, il veicolo filoguidato subacqueo con cui i corallari effettuano la ricerca del corallo rosso, prima dell’immersione di lavoro.
La Mostra vuole essere un primo passo concreto verso la realizzazione in città di un vero e proprio Museo del Mare di importanza regionale. E Alghero se lo merita tutto.
Il rapporto tra il territorio di Alghero ed il suo mare è molto antico. Straordinare grotte abitate che si affacciavano sulle scogliere (Grotta Verde, Grotta della Medusa,…) e poi villaggi nuragici che commerciavano via mare per tutto il Mediterraneo (Sant’Imbenia). E dal mare arrivarono i genovesi e costruirono su una punta rocciosa il primo nucleo abitato. Dal mare arrivarono i nuovi padroni della città, i catalano-aragonesi, ed una battaglia navale ne sancì la conquista. Arrivò dal mare l’imperatore Carlo V, ed arrivò, con un naufragio, anche il Cristo ligneo venerato nelle cerimonie pasquali.
Per secoli dal mare arrivavano le tante barche che pescavano corallo ed i velieri che trasportavano merci o soldati. Ed intorno al 1900 arrivò dal mare il leggendario pescatore di aragoste Gabriel Arguinbau (1876 – 1938), che tanto influenzò la pesca locale e la costruzione delle “spagnolette” tradizionali.
E’ storia di piccola pesca e di piccoli cantieri navali, come poi si ritrova lungo tutte le coste mediterranee, ma che qui si intreccia con la pesca del corallo e con i maestri d’ascia venuti dal napoletano.
Alghero ha un mare di grande biodiversità, di pesci, corallo rosso, granchi e molluschi. E non c’è casa, ad Alghero, senza qualche ricordo di pescatore, senza qualche conchiglia, o un frammento di corallo o una piccola nassa.
Sono storie di un porto non sicuro e di un mare che ha chiesto il suo tributo, con tanti pescatori che non sono tornati, con i toccanti ex-voto per grazia ricevuta e con tanti toponimi dal sinistro significato: secca delle Vedove, cala Inferno, cala del Camposanto, secca del Traditore,...
E’ un mare delle tante piccole ed umili storie, della vela latina, delle aragoste, dei saperi della pesca, dei cordami di palma nana, delle arti marinaresche, dei giunchi e delle arselle, della Madonnina di Capo Caccia, delle tempeste a Mal di Ventre e della gastronomia locale.
Sono tante storie e conoscenze che solo un Museo può recuperare e preservare per le giovani generazioni. Ed è a questa idea museale, che la presente Mostra vuole dare il suo contributo.
Roberto Barbieri
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