I Misteri della Valle dei Nuraghi nell'ultimo libro di Bernardo De Muro

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  Si tratta del primo romanzo scritto dal conosciutissimo autore di sonetti e composizioni poetiche e uno dei più autorevoli autori italiani di “Haiku”, composizioni poetiche giapponesi. Si tratta, anche, del terzo lavoro editoriale in collaborazione con Cùlt Books di Sassari ed è stato preceduto da ““Il pennino d’oro che volle scrivere il tempo” e “Sonetti”, che saranno seguiti a breve da nuove opere che stanno per andare in stampa. Profilo dell’Autore Di Bernardo De Muro, viandante e “chirurgo” della parola, è stato scritto questo profilo: “Studioso di retorica antica e moderna, cultore della parola, saggista, narratore favolistico e autore di teatro - in prevalenza di ispirazione classica - docente di arte oratoria e di scrittura narrativa (con proprie metodologie).

  Ama le tinte forti del sapere. Ha avuto una lunga frequentazione con il mondo dei giovani e della prima adolescenza per insegnare loro i meccanismi, i segreti, i giochi, le astuzie della parola: come renderla unica, riconoscibile, attraente e insieme eloquente. Agli alunni delle elementari ha insegnato a “leggere” prima di tutto nel loro cuore e soltanto dopo un testo narrativo, facendo loro scoprire il valore di una pausa, la misura del ritmo, l’importanza di una sottolineatura espressiva. Ha parlato della “musica” della natura: dall’aprirsi di una corolla alle screziature delle farfalle, al monosillabo sonoro di un rapace notturno, per giungere poi agli strumenti musicali: ad fiarco, a fiato, a percussione, e cogliere le differenze di timbri, tonalità e suoni.

   Con i segreti dell’interpretazione. Intervista autoprodotta di presentazione del libro (da non pubblicare sotto forma di intervista ma da cui prendere le informazioni di presentazione) Corre voce che lei non avrebbe mai scritto un romanzo, tutto assorbito com’è dai racconti, dalla poesia, dal teatro, persino dalla favolistica. E’ così o è la cattiveria di taluni, visto che ha dato alle stampe Storie e Misteri? Una rivoluzione di pensiero o ha voluto sfatare la voce degli increduli? Eh, quanti bei rivoli! Ogni cosa a suo tempo. Il romanzo è o dovrebbe essere l’ultimo sguardo di uno scrittore, per la complessità che gli è insita, per il peso narrativo che comporta, per gli autori che hanno fatto scuola. Il romanzo è il genere di scrittura per eccellenza.

  E merita rispetto. Lo considero un azzardo pensare di scrivere un romanzo, una prova di coraggio per non doversene pentire, per non avere il pollice verso dei lettori. Un romanzo è inno alla maturità di uno scrittore. Non dimentichiamo che Tommasi di Lampedusa scrisse Il Gattopardo oltre sessantenne, lui attento coltivatore di parole nel suo essere solitario e taciturno, e sommamente erudito. Uno di quelli che, appunto, hanno fatto scuola. Ma cosa è scattato in lei per scrivere Storie e Misteri nella valle dei nuraghi? Una folgorazione o una nuova visione della parola? In un romanzo ci sono molte parti in gioco, non c’è solo una trama, dei personaggi, dei luoghi e dei tempi, delle vicende che si sviluppano o che riemergono.

  Necessita di tonalità e di atmosfere che trovano ora luce ora ombre, tagli obliqui di un fatto rivelatore, di una seconda o terza figura che tutt’ad un tratto vien fuori a creare scompiglio, a confondere, a disorientare. Ci sono incastri mobili o pregressi che possono fare la storia, la storia di un pentimento o di una ritrovata energia. Non è che troveremmo tutte queste cose nel suo Storie e Misteri! Ci ha forse fatto un quadro d’insieme dell’opera? Ma no, o forse sì, può essere, dipende da come il lettore orienta la sua lettura: se in modo veloce o mettendoci la sua anima di lettore, la sua voglia di scoprire.

  Come nell’oratoria, è il pubblico che fa un cattivo o un buon oratore, lo diceva sant’Agostino. Perché questo titolo: Storie e Misteri nella valle dei Nuraghi? Se avessimo chiesto a Sebastiano Vassalli perché della “Chimera” o di “Marco e Mattio” avrebbe risposto che il titolo di un romanzo è il romanzo stesso. E avrebbe aggiunto che sarà il lettore attento a scoprirlo. Il simile riconosce il simile. Certo, il titolo qualcosa rivela: chi in libreria vede la copertina di Marco e Mattio potrà immaginare che uno rappresenti il male e l’altro il bene (e sarebbe quasi banale o scontato) o che siano dei gemelli con carattere e modi di pensare diversi o potrebbero essere padre e figlio o figlio e padre. Ma per scoprirlo dovrà leggere il libro.

   C’è un po’ di mistero e qualche enigma nascosto su quanto lei ci sta dicendo o forse lo fa per incuriosire i lettori. Può dirci che storia è quella dei misteri nella valle deE’ la storia di due mondi che s’incrociano, e si trovano su due sponde apparentemente opposte, una più lontana dell’altra e l’altra più vicina a quella, dove entrano in gioco ricordi, sembianze ritrovate, onde che vanno e altre che il vento porta indietro. Non mi faccia dire di più, lo dico per prudenza verso chi legge e disciplina verso me stesso.

   E il mistero? Se è mistero, che rimanga mistero. Ho capito, un doppio enigma. Prima ha citato “Marco e Mattio”. Ci faccia qualche nome di personaggio del suo libro… Può essere poco rilevante, qui, tuttavia eccoli: Lao, Pedru, Jana, Juanne, Serafina. Quanto nel suo romanzo c’è di poesia, di teatro, di favola, di magia, di sogno: temi che lei ha ampiamente sviluppato nei suoi libri? Sarà il lettore a scoprire quelle tracce, se ci sono. Il libro è disponibile nelle librerie di Sassari oppure direttamente richiedendolo acultsassari@gmail.com