Forse in nessun altro paese, escluso Bono, Giommaria Angioy ebbe tanti
amici come a Santu Lussurgiu, che lo sostennero nella sua azione
antifeudale. Non a caso il 28 aprile, in occasione delle celebrazioni
per “Sa Die de sa Sardigna”, l’Istituto Camillo Bellieni di Sassari
organizza in questo piccolo e suggestivo centro dell’Oristanese una
nuova tappa del circuito “In sos logos de Angioy”, percorso di turismo
identitario legato ai luoghi che hanno caratterizzato la sarda
rivoluzione di fine Settecento.
Il programma. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con
l’Amministrazione comunale e la Regione Sardegna, prenderà il via alle
10, con l’incontro dei partecipanti sul piazzale della basilica di
Santa Maria degli Angeli, dove l’Alternos tenne il suo discorso
pubblico nel 1796.
Alle 10.30 è prevista la passeggiata “narrativa”
nel centro storico. Alle 12 sosta al museo etnografico. Alle 12.40
trasferta a San Leonardo di Siete Fuentes per il pranzo al Sacco
nell’area attrezzata e, alle 15, visita alla chiesa di San Leonardo e
al borgo circostante.
Gli esperti. Un team di studiosi formato dall’archivista Stefano
Alberto Tedde, il filosofo Antonello Nasone e l’archeologa Giuseppina
Ruggiu, nel corso della giornata illustrerà l’importante ruolo avuto
da questa comunità durante i moti antifeudali. In particolare quello
dei nobili fratelli Obino, tra i quali il professore di Diritto
Canonico all’Università di Sassari, don Michele, fu efficace ideologo
e probabile autore de “L’Achille della sarda liberazione”.
La storia. Nel suo viaggio verso Sassari, Angioy ebbe modo di fermarsi
a Santu Lussurgiu il 17 febbraio 1796, per essere accolto con
entusiasmo tra gli applausi dalla popolazione.
Vi ritornò ancora dopo
lo scontro di Macomer, diretto a Oristano, con al seguito un corteo di
circa trecento armati della cavalleria miliziana del Villaggio. Alcuni
lussurgesi a lui fedeli furono catturati e imprigionati all’altezza
del ponte di Tramatza. Tornato nel borgo, Angioy decise poi di fuggire
in Francia.
La repressione. Dopo una breve sollevazione popolare, il 13 ottobre
1800 il paese subì una dura repressione armata sotto il comando del
cavalier Grondona, per volontà del governatore Conte di Moriana.
Sospeso dall’insegnamento e perseguitato, Michele Obino scampò alla
repressione rifugiandosi prima in Corsica e poi in Francia. Per
informazioni e iscrizioni rivolgersi al 079230268 o al 366/2085483.
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