L’assessorato regionale alla Cultura ha infatti deciso di attribuire
le risorse destinate alla promozione dell’editoria sarda, alla
programmazione culturale e ai servizi di comunicazione, a una società
di servizi di carattere generalista, utilizzando un parametro di
attribuzione che prevede esclusivamente il ribasso economico, senza
tener conto dei criteri di specificità professionale e di
progettualità culturale. Gli editori andranno quindi per conto loro,
in un’altra postazione slegata da quella istituzionale.
Ad annunciarlo stamattina nel corso di una conferenza stampa a Sassari
è stato il direttivo AES guidato dalla presidente Simonetta Castia,
che ha illustrato i dettagli di una scelta attribuita agli uffici
dell’assessorato regionale alla Cultura.
Una strategia che è stata
definita senza mezzi termini suicida e fallimentare, peraltro in un
delicato momento di transizione politica, per cui lo stand della
Regione Sardegna si ritroverà vuoto, senza libri e animato
esclusivamente da iniziative di comunicazione istituzionale, che
tradiscono al cento per cento gli obiettivi di promozione delle opere
edite in Sardegna previste dalla Legge 22.
I fatti. Il 16 aprile, lo stesso giorno in cui il Salone di Torino ha
presentato il programma ufficiale, la Regione ha invece deciso di
pubblicare il verbale di una gara indetta il 25 marzo e durata circa
dieci giorni nella sua istruttoria, con base d’asta di 39mila euro più
iva per lo svolgimento di un servizio estremamente complesso e
necessitante di un coordinamento qualificato. Un servizio che prevede
mansioni di segreteria, raccordo con tutte le aziende editoriali,
trasporto dei libri, logistica, definizione e realizzazione del
programma culturale, comunicazione e ufficio stampa, merchandising e
gestione dello spazio.
L’incarico è stato poi affidato all’offerta risultante più bassa per
la cifra di poco più di 22mila euro, con un ribasso d’asta del 40,5
per cento (la soglia d’anomalia era fissata al 20,5 per cento). “In
tal modo la Regione si è garantita la sola presenza istituzionale,
finanziandola però attraverso i fondi dell'editoria ed escludendo allo
stesso tempo gli editori – ha affermato Simonetta Castia –. Invece di
sostenerci, la Regione in questo modo ci sta danneggiando, e sta
svilendo la professionalità degli operatori del libro. L’affidamento è
privo dei requisiti minimi di programmazione culturale, laddove è
richiesta una specifica competenza, e non si può eludere la
partecipazione delle case editrici. Inoltre, se si seguono gli stessi
parametri stabiliti a suo tempo dalla Regione, l’organizzazione
dell’evento appare non sostenibile economicamente per la cifra
proposta, che risulta molto al di sotto delle risorse impiegate, dallo
stesso assessorato, negli ultimi dieci anni”.
La partecipazione in un’altra postazione. “Gli editori avevano
programmato di partecipare e parteciperanno anche alla 32esima
edizione del Salone, dove sono stati presenti fin dalla prima edizione
dell’88 – ha proseguito Castia –. Saremo accolti all’interno del
padiglione Oval, di estrema visibilità, dove esporremo la nostra
produzione libraria e interagiremo con i visitatori e con gli
operatori del settore, rimediando in corso d’opera alla prevedibile
esclusione da parte della Regione, che ha pubblicato un bando al
ribasso economico senza valutare la necessità di individuare un
soggetto che avesse la competenza per elaborare in così breve tempo il
programma culturale, peraltro già predisposto da AES e preventivamente
sottoposto all’Assessorato”.
Sono stati salvati gli appuntamenti principali, non previsti nello
stand della Regione ma inseriti all’interno del programma generale del
Salone. Tra questi il ricordo di Manlio Briaglia e di Paolo Pillonca.
“Con la nostra presenza, oltre a evitare di compromettere l’immagine
dell’editoria sarda e dissentire fortemente dalle modalità di gestione
che ci paiono fortemente anomale – ha detto ancora Castia – vogliamo
comunicare a tutti i visitatori che noi ci siamo, che la nostra voce è
unanime e che ci batteremo sin da ora perché non ci siano più
disservizi e ripercussioni negative sull’operato degli editori sardi,
che devono essere sostenuti e non affossati”.