Antonio Pigliaru e la vendetta barbaricina, cinquant'anni dopo.
Cultura, autonomia e banditismo nel pensiero di un grande
intellettuale"
La Federazione dei Circoli sardi in Svizzera, con la collaborazione
del Circolo di Ginevra e di quello di Losanna e con il patrocinio
della Regione Autonoma della Sardegna, ha promosso due importanti
eventi, nei giorni 8 e 9 marzo, per ricordare, nel cinquantenario
della morte, la figura e l’opera del grande intellettuale orunese
Antonio Pigliaru (1922-1969).
Il pomeriggio dell’8 marzo, nella sede del circolo dei sardi di
Ginevra, il Presidente dei circoli sardi in Svizzera Antonio Mura e la
presidente del circolo di Ginevra Lorenzina Zuddas hanno introdotto
l’incontro culturale sottolineando l’importanza della figura e
dell’opera di Antonio Pigliaru, docente di Filosofia del diritto e
Dottrina dello Stato nell’Università di Sassari negli anni Cinquanta e
sessanta del secolo scorso.
Sono quindi intervenuti i due relatori, Antonio Delogu e Sergio
Sotgiu, già docenti di Storia delle dottrine politiche e Filosofia
morale nell’Università di Sassari.
Antonio Delogu ha proposto gli aspetti più significativi dell’opera
più importante di Antonio Pigliaru, La vendetta barbaricina come
ordinamento giuridico (1959), in cui il fenomeno del banditismo,
diffuso in Barbagia, con una scrupolosa ricerca nel mondo del “noi
pastori”, trova la sua spiegazione come espressione di una comunità
che, per l’isolamento ambientale e sociopolitico, si dà un proprio
codice di comportamento comunitario. Il banditismo non è, quindi,
visto come un fatto criminale ma come il modo d’essere dell’uomo
barbaricino che sente di dover obbedire non alla legge di uno stato
lontano e patrigno (l’esattore delle imposte, il carabiniere, il
magistrato) ma a quella che la propria comunità si è data.
IL Codice non scritto, in tredici articoli, è la legge comunitaria cui
il mondo del “noi pastori” non può sottrarsi: l’offesa alla persona
deve essere vendicata, il furto del bestiame è una azione di Balentìa.
Sergio Sotgiu , che vive ad Alghero dove ha insegnato filosofia al
liceo scientifico Fermi, ha ripercorso, in una sala affollata e
attenta, alla presenza anche del console italiano a Ginevra, con una
argomentazione di limpida chiarezza e di profonda comprensione del
testo pigliariano, i momenti più significativi della sua riflessione
sulla autonomia regionale, sulla sprovincializzazione della cultura in
Sardegna, sulla necessità della diffusione della istruzione che renda
ciascun individuo capace di partecipare responsabilmente alla vita
della propria comunità politica.
A Losanna i lavori sono stati aperti la sera del 9 marzo con il saluto
del Presidente dei circoli sardi in Svizzera Antonio Mura, del
presidente onorario dei circoli della Svizzera cav. Domenico Scala,
algherese, storica figura dell'organizzazione degli emigrati sardi in
Svizzera, e della Presidente del circolo di Losanna Josiane Masala
rivolto ai numerosi sardi intervenuti, tra i quali il viceconsole
italiano a Losanna.
Il relatore prof. Sotgiu, con sapienti e illuminati approfondimenti,
nella sua coinvolgente relazione, ha parlato della vendetta
barbaricina come ordinamento giuridico, di Pigliaru instancabile
organizzatore culturale, fondatore della prestigiosa rivista
“Ichnusa”, dei centri pedagogici da lui fondati in diverse città
dell’isola, del suo attualissimo concetto di Autonomia regionale.
Al termine della relazione e del dibattito che ne è seguito, vi è
stata l’attribuzione del premio “Scienziati sardi nel mondo” alla
dott.ssa Lucia Gemma Delogu per le sue ricerche nel campo delle
nanotecnologie applicate alla biomedicina. La targa premio è stata
consegnata da Francesco Stellaci e Pierre Laurent Nicod, illustri
docenti dell’università di Losanna e studiosi di chiara fama nel campo
biomedico. Lucia Gemma Delogu ha poi brevemente riproposto il suo
percorso di ricerca. Vi è stato, quindi, un momento conviviale offerto
dal circolo di Losanna nell’accogliente sala del Novotel.