Ha perso madre e sorelle per lo stesso tumore, a 33 anni combatte anche lei: questa è la storia di Laura e il motivo per cui dice: "Non abbiate paura di sapere"

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  Nella famiglia di Laura Piras, 33enne di Iglesias, il cancro non è un evento, qualcosa anche arriva inaspettato ma... Una presenza costante. Un ospite indesiderato che entra, si siede e non se ne va mai. Ha portato via una madre e due figlie, ora Laura - sopravvissuta alla mamma e alle due sorelle - combatte, unghie e denti. Con coraggio, determinazione e tanta forza. La malattia ha attraversato questa famiglia come un fiume in piena, portando dolore e devastazione. Lasciando indietro nostalgia e voglia di futuro. Ma non la piega. "Vengo da una famiglia numerosa: sei figli cresciuti tra i sacrifici di un padre pastore e la forza immensa di una madre che è stata per noi un esempio assoluto di dignità" racconta. "Ha lavato le scale, fatto la bidella, poi l’operaia, arrivando persino a guidare i camion della nettezza urbana pur di non farci mancare nulla. I miei genitori si separarono nel 2009 ma quello che avrebbe dovuto essere un nuovo inizio per mia madre si trasformò invece nell’inizio di un calvario." Sì, perché è nel 2009 che il tumore entra nella loro vita per non uscire mai più. "Mia madre ha combattuto per otto anni contro metastasi, operazioni e terapie, con una forza che ancora oggi faccio fatica a spiegare. Si è spenta nel febbraio del 2017, a soli 56 anni. Nel 2019 l’incubo colpì una delle mie sorelle: un tumore al seno particolarmente aggressivo. Fu allora che sentimmo pronunciare per la prima volta una parola sconosciuta, BRCA1, che sarebbe diventata una presenza costante nelle nostre vite.

  Nonostante la chemioterapia, la malattia si estese al fegato e mia sorella morì a soli 32 anni, lasciando due figli piccoli." Unica bussola, un dolore continuo - come spiega. Un tormento, quello che prova Laura, che sembra non avere fine, non avere sollievo. "Nel 2022 ho scoperto di avere un carcinoma infiltrante G3. Ho affrontato una mastectomia bilaterale e oggi proseguo la terapia ormonale" continua. "Ma il destino non aveva ancora finito: anche l’altra mia sorella, la gemella di quella che avevamo già perso, si ammalò. Aveva superato un tumore al seno, ma il male è tornato colpendo il fegato. Abbiamo tentato ogni strada, anche cure fuori regione, ma nulla è bastato. Nel luglio 2024 se n’è andata anche lei, a soli 37 anni." Un percorso costellato da dolori e lutti che lasciano senza fiato. E come si fa a reagire? Come si accetta? "Un percorso come questo lascia cicatrici che non sono solo sul corpo. Si impara a vivere alla giornata, soprattutto per i figli. I lutti che ho attraversato, inclusa la perdita di mio padre, non si superano, nemmeno con l’aiuto di uno psicologo. Si impara piuttosto a camminare con il dolore, a conviverci, cercando di trasformarlo in una forza che permetta di restare in piedi." Laura è l'unica sorella ancora qui, per le sorelle e per la madre combatte senza mai fermarsi. Senza pause. Senza fermate.

  "Porto avanti la loro memoria, la loro forza, tutto ciò che non hanno avuto il tempo di vivere. Il mio impegno costante nella prevenzione è il modo che ho per onorarle e per proteggere il mio futuro. Oggi sono una donna che, con fatica, sta provando a riprendersi la propria vita. Ho deciso di rimettermi in gioco e ho ripreso gli studi all’Agrario di Villamassargia. Mi prendo cura della mia salute con un rigore assoluto perché ho un figlio di 11 anni: lui è la mia missione quotidiana, il mio unico desiderio è vederlo crescere, realizzarsi, diventare ciò che vorrà. La mia storia dimostra che, anche davanti a un destino crudele, la prevenzione può offrire una possibilità in più." Viene da chiederle: cosa sogni per il domani? "Sogno di non dover più avere paura. Ora che ho ripreso a studiare, ho ricominciato a guardare avanti. Forse sto imparando, lentamente, a pensare in grande. Lo devo a me stessa, a mio figlio e alle donne della mia famiglia che mi guardano da lassù. Voglio dire a tutte le donne: non abbiate paura di sapere. Il test BRCA non è una condanna, ma un’arma che ci permette di cambiare un finale che sembrava già scritto." E dalla forza di Laura dobbiamo prendere tutti - tutti! - esempio: perché la vita è spesso una via piena di ostacoli, saltarli è l'unico modo per sentirci vivi. E per onorare chi invece non c'è più.

 

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