La parola alla pastora Beatrice Foddis: “Mi dicevano: sei sprecata. Ma io ho scelto la mia strada”

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  Giovane, ma con le idee chiare: Beatrice Foddis, pastora di Tertenia, racconta la sua quotidianità, tra essere donna in agricoltura e il tirare avanti un'azienda di famiglia. E soprattutto mette l'accento sull'amore per un lavoro ancora, ahimé, considerato maschile. A Tertenia, nel cuore dell’Ogliastra, l’azienda agricola Foddis affonda le sue radici negli anni Settanta e Ottanta. Una storia che nasce dal lavoro e dalla tenacia. «A iniziare tutto sono stati mio padre e mio zio, con l’allevamento caprino. Hanno creato tutto loro partendo da zero, con l’aiuto di mio nonno Cesare, che faceva il servo pastore e sapeva lavorare benissimo il latte, trasformandolo in ottimi formaggi». Fin dall’inizio, la parte casearia è stata fondamentale. «Mio zio ha sempre seguito, oltre all’azienda, anche la trasformazione del latte. Molte cose che faccio oggi le ho imparate da lui». Negli anni Duemila le strade dei due fratelli si dividono, e nascono due allevamenti distinti. Poi, nel 2021, entra in scena lei. «Ho deciso di prendere in mano l’azienda e iniziare a “giocare” con il latte. Con il tempo è diventata la mia passione principale».

  Oggi Beatrice ha allestito un piccolo laboratorio interno, dove produce e sperimenta. «Continuo a formarmi sempre di più, perché voglio che i miei prodotti siano il simbolo della pastorizia di una volta». L’azienda, oggi, alleva caprini, ovini e suini completamente al pascolo, con certificazione biologica. «Gli animali sono liberi e felici tra arbusti di mirto, corbezzolo e lentischio. Tutto ciò si ritrova poi nel latte e nella carne, permettendoci di ottenere prodotti totalmente naturali, ricchi di polifenoli e di valori nutrizionali non indifferenti». Un obiettivo, adesso, è arrivare sul mercato. «Spero al più presto di poter vendere tutto, regolarizzando ogni passaggio». La gestione quotidiana ricade quasi totalmente su di lei. «In azienda mi occupo di tutto: della parte burocratica e di quella manuale, di tutti i processi di produzione. Insieme a mio padre e a mio fratello, che ha un altro lavoro ma mi dà sempre una mano». E poi c’è la questione del genere, che in agricoltura pesa ancora. «Essere una donna in questo settore mi ha messo a dura prova, all’inizio e forse anche tuttora. “Sei sprecata”, “tanto fai solo la parte burocratica”, “cercati un ragazzo che ti aiuti”: ne sento davvero tante». Ma lei reagisce sempre allo stesso modo: «Il mio carattere forte risponde con un sorriso e segue una sola direzione».

  Beatrice non è sola: in Sardegna le donne in agricoltura sono tante, e fanno la differenza. «Il potenziale dell’occhio di una donna ha permesso di focalizzare molte aziende sulla multifunzionalità. Sono progetti che non solo aumentano il reddito, ma fanno conoscere tradizioni, territorio e prodotti autentici». Guardando al panorama isolano, Beatrice ha le idee chiare: «Il 90% della Sardegna lavora nel settore agricolo. Sono tanti i giovani che si buttano in questo mondo, portando idee innovative e facendo in modo che le proprie realtà vadano avanti nel migliore dei modi». Ma non nasconde le difficoltà: «È un settore con tantissimi problemi: la siccità, la dermatite, la bluetongue… Non è semplice vedere il proprio sacrificio crollare». Eppure, la forza che muove tutto è la passione. «Chi sceglie questa strada lo fa esclusivamente per passione, credendo nella propria terra e nei saperi tramandati da padre in figlio». Una passione che, oggi, parla anche al femminile. «Non è semplice — conclude — però noi giovani abbiamo tanta voglia di lavorare, nella libertà assoluta che la Sardegna ancora ci offre».

 

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