Francesco Zedda, alias Chicco Zedda, è salito sullo scalino più alto del podio del Campionato
del Mondo di Body Building Natural. L’atleta sardo, orgoglio della nostra isola, con grande
umiltà e dedizione è diventato Campione del Mondo in tempi in cui necessitiamo di esempi di
grande etica ed impegno e dedizione in qualsiasi disciplina. Francesco Zedda ha voluto
rispondere alle nostre domande dopo essere rientrato in Sardegna conversando con noi con
grande umiltà e serietà.
Quando e dove si sono svolti questi campionati del mondo? Cosa è stato per te raggiungere un
così importante risultato?
Il 3, 4, 5 Novembre si sono svolti a Perugia i campionati del mondo di body building di una delle
più importanti e prestigiose federazioni di body building natural e più precisamente della
federazione ICN. Fin dai primi giorni dell’anno era noto questo appuntamento e per potere
partecipare è stato necessario superare le selezioni. La conoscenza di questo importante evento ha
sicuramente amplificato l’entusiasmo nell’affrontare gli allenamenti quotidiani. Tutti gli sportivi
almeno una volta nella vita, si sono fatti trascinare anche solo per un momento, dal sogno di
diventare un giorno campioni del mondo del proprio sport. È accaduto lo stesso a me, e per tutto
l’anno questo sogno, ha contribuito al raggiungimento del traguardo finale, vedendomi vincitore di
categoria e diventare così campione del mondo.
Quanto tempo e quanti sacrifici hai dovuto dedicare alla disciplina?
Relativamente l’impegno richiesto, affinché possa essere sviluppato un lavoro adeguato al
raggiungimento di questo sogno, occorre sicuramente possedere delle attitudine particolari. Infatti
non è sufficiente possedere un corpo dotato di caratteri estetici specifici richiesti dalla disciplina, se
l’insieme, non è supportato da un altrettanto valido protocollo alimentare sostenibile, ma allo stesso
tempo discretamente rigido. Contemporaneamente, bisogna avere la possibilità di allenarsi
liberamente in qualsiasi momento del giorno e della notte, senza dovere attendere orari di apertura e
chiusura, utilizzando anche i giorni festivi. Gli allenamenti sono particolarmente dispendiosi, e
dopo avere svolto le proprie ore di lavoro quotidiano, l’energia residua frequentemente non è tanta e
svagarsi con parenti e amici spesso non è possibile.
Che cosa ti ha portato ad avvicinarti da ragazzo a questo sport?
Come spesso accade nella vita, alcune coincidenze risultano determinanti per intraprendere un
percorso specifico. A tal proposito una suggestione decisiva arrivò dalla cinematografia e dai
fumetti degli anni ’60 e ’70. I protagonisti erano gladiatori e super eroi, ed è stato facile restare
colpiti dall’atletismo di quei corpi. Se contemporaneamente si ha la consapevolezza di non avere un
corpo così, ma al contrario, un forte desiderio di averlo, alla prima occasione favorevole è facile
iniziare l’attività del culturismo, appassionarti, e non smettere più. E così è accaduto, quando un
tecnico del settore consentendomi una prova all’interno della sua palestra, dandomi parere positivo,
acconsentì, a quindici anni l’inizio dei miei allenamenti, a diciassette ottenni il mio primo posto ai
campionati regionali, e da allora sono trascorsi quarant’anni senza abbandonare le gare e gli
allenamenti.
Hai dovuto affrontare una competizione che sicuramente mettono alla prova ogni atleta.
Gelosie e correttezze?
Come in tutti gli ambienti rappresentati da umani, la competizione e le rivalità non mancano, spesso
gli atleti sono molto concentrati sul compito da svolgere, mentre la fase promozionale è gestita dal
tecnico che per difendere il proprio operato a volte non sostiene le proprie teorie, ma sbagliando,
sminuisce il lavoro altrui.
Il tuo percorso sia come Dottore in Scienze Motorie ti ha portato a seguire un’etica e
determinate regole. Quanto ciò ti ha aiutato?
Fin dal principio, frequentare quegli ambienti infarciti di sport disciplina e muscoli, sviluppò una
forte curiosità nel volere capire come il lavoro con i pesi e con le macchine potessero modificare
così vistosamente il corpo. Il conseguimento della Laurea in Scienze Motorie e tanti anni di pratica
sul campo hanno permesso di trovare una risposta ai tanti quesiti che mi assalivano. La
pianificazione degli allenamenti, la conoscenza degli aspetti nutrizionali, gli esami di anatomia,
fisiologia, patologia, l’ortopedia, sono stati fondamentali e appassionanti, tanto da permettermi
l’ingresso sia nel corso di Laurea in Medicina che in Scienze Infermieristiche, studi mai portati a
termine in quanto contemporaneamente gestivo la mia palestra e mi allenavo a livello agonistico,
ma comunque mi ha fornito una quantità di conoscenze indispensabili affinché io oggi possa
svolgere il mio lavoro in piena sicurezza.
Dopo questo grande traguardo “Campione del Mondo 2023” c’è un sogno di Francesco
Zedda?
Tutti i grandi campioni hanno confessato di avere in giovane età espresso il sogno di potere
diventare un giorno campioni del mondo, e io nel mio piccolo ho sempre pensato allo stesso modo.
Ogni singolo allenamento estenuante, ogni gara, anche non riuscita, ogni singola rinuncia praticata,
è stata meno dolorosa e più sopportabile perché sostenuta dal pensiero che un giorno avrei potuto
anch’io coronare il sogno. Ora ciò è avvenuto, fortunatamente il sogno continua, emerge la struttura
che ha reso possibile il raggiungimento di tale traguardo, appare in tutta la sua forza l’insieme delle
persone che da sempre sostengono la mia scuola e che si sono affidate a me, pur tra tante proposte
commerciali allettanti.
Il tuo lavoro ti porta a stretto contatto con i tuoi allievi. Quanto trasmetti a loro di questa
disciplina?
Coloro che rendono possibile l’esistenza della mia scuola, sono rimaste unite e determinate in
un’unica direzione, quella della salute da sempre da me professata, essere testimone oggi del
raggiungimento del loro successo è per me motivo di orgoglio e realizzazione di un sogno nel
promuovere il benessere e il miglioramento della qualità della vita