Di recente si è sviluppato in città un confronto di idee su cosa fare
nell’ex cotonificio di via Marconi, anche perché sembra imminente
l’arrivo di un finanziamento per la riqualificazione dell’area.
Legambiente propone una soluzione rapida nei tempi di realizzazione e
poco dispendiosa. Smantelliamo la struttura, bonifichiamo l’area da
amianto ed altro e facciamo un giardino pubblico. Al struttura non è
interessante dal punto di vista dell’archeologia industriale, mentre
il quartiere Sant’Agostino è uno dei più costruiti della citta, con
tanto asfalto e cemento, ma poche aree verde. Per dare spazio a case e
palazzi, molte vie sono strette e con marciapiedi ridicoli, larghi
anche meno di un metro e con l’immancabile palo della luce proprio al
centro.
Sarebbe ora di pensare al futuro della città nei termini di
una riqualificazione degli spazi urbani, pensati per il traffico
pedonale, per gli anziani (il cui numero percentuale è in crescita),
per i disabili, per chi si muove con passeggini o trolley.
Uno spazio verde su una superficie di circa 3500 metri quadrati non è
poco, e darebbe respiro ed ossigeno a buona parte del quartiere. Non
serve molto: panchine, piante da ombra, cestinetti per piccoli
rifiuti, contenitori per le deiezioni canine e poco altro. Per le
piante, scegliere ovviamente le resistenti essenze della macchia
mediterranea, palma nana, lentisco, olivastro e leccio, evitando i
soliti praticelli all’inglese che richiedono acqua e manutenzione.
Si dirà, ma come? Perché non facciamo uno spazio artigianale,
culturale o quant’altro? Si certo. Ma la storia locale insegna che è
facile trovare soldi per costruire o restaurare un “contenitore”,
molto meno facile è riempire il contenitore di “contenuti” validi e
che rimangano nel tempo.
Ovvero una gestione intelligente e duratura
del “contenitore”. Gli esempi sul territorio sono tanti, a iniziare
dalla grande e moderna struttura dell’ex palacongressi. I politici di
allora sono stati abili a trovare le risorse (decine di milioni di
euro) per realizzarlo, ma è rimasto solo un “contenitore”. E’ mancata
la capacità di riempirlo di contenuti, di pianificare una gestione
complessiva e duratura, con eventi, spettacoli, ristoranti, mostre,
attività didattiche e altro.
Potrebbe succedere la stessa cosa per l’ex cotonificio? Pensiamo di
si. Prima di ristrutturare uno spazio bisogna avere ben chiaro cosa si
andrà e decidere con precisione la destinazione funzionale di ogni
singolo ambiente (sembra ovvio, ma spesso si ristruttura e poi si
decide che fare). Bisogna anche pensare che, con l’attuale calo
demografico, varie sale o auditorium di istituti scolastici sono
sottoutilizzate. E sono sottoutilizzate anche le sale convegni o altri
ambienti di parrocchie o associazioni di volontariato. Si rischia cioè
di realizzare il solito contenitore vuoto.
Inoltre se quell’area verrà restituita al verde pubblico, la
volumetria non si perde e potrà essere utilizzata da un’altra parte.
Non si dovrebbe neanche perdere la parte di finanziamento non
utilizzata. Dove metterla? Una proposta ci sentiamo di farla. C’era
una volta sul lungomare Dante Alighieri una struttura, quasi
sull’acqua, chiamata Cavallino Bianco e poi chiamata El Fuego, e poi
Tris Blu, e poi Caval marì,…una struttura cara a tutti gli algheresi e
che è stata, negli anni, tristemente abbandonata. Vista da mare è
triste come il palazzo che si è incendiato lo scorso anno all’uscita
di Alghero. E’ un bellissimo “contenitore” sul mare. Perché non
ristrutturalo e non fare uno sforzo per riempirlo di “contenuti” con
si faceva una volta? In un’estate dei primi anni ’90 ospitò anche la
rassegna internazionale del cinema. Pensiamoci.
Roberto Barbieri
pres. Legambiente Alghero