La querelle di Punta Giglio: gli ambientalisti chiedono di cambiare il progetto

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  Con istanza del 9 aprile 2021 le associazioni ambientaliste Gruppo d’Intervento Giuridico odv e LIPU – BirdLife Italia odv hanno chiesto al Servizio valutazioni impatti e incidenze ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna l’annullamento parziale e la contestuale modifica in via di autotutela (artt, 21 octies e 21 nonies della legge n. 241/1990 e s.m.i.) della propria determinazione n. 935 del 18 novembre 2020 che ha costituito l’autorizzazione (art. 5 del D.P.R. n. 357/1997 e s.m.i.) conclusiva del procedimento di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.) in favore del progetto di restauro, risanamento conservativo, rifunzionalizzazione e allestimento museale dell’ex Batteria costiera SR 413 Punta del Giglio nell’omonima località Punta Giglio, in Comune di Alghero (SS).

   Sono stati coinvolti, per opportuna informazione, il Ministero della Transizione Ecologica, il Comune di Alghero, l’I.S.P.R.A.,, l’Azienda speciale di gestione del parco naturale regionale di Porto Conte, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari. Il progetto è in attuazione del programma Cammini e Percorsi, promosso dall’Agenzia del Demanio e rientrante a sua volta nel più ampio programma Valore Paese – Italia, relativo al recupero e alla valorizzazione (anche a fini economici) di beni demaniali in disuso o sottoutilizzati (fari, caserme, postazioni, ecc.) comprendente altri siti costieri, per esempio, torri, edifici vari e numerosi fari.

   Non molto diverso da quanto ha fatto anche la Regione autonoma della Sardegna. “CAMMINI e PERCORSI gode del sostegno e del contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ANCI, FPC, Istituto del Credito Sportivo, Ente Nazionale per il Microcredito, Invitalia, CONI, Young Architects Competition, Agenzia Nazionale Giovani, e, per il settore privato, Touring Club Italiano, FederTrek, Legambiente, Italiacamp, AICA, Associazione Borghi Autentici, Cittadinanzattiva”, mentre il Comune di Alghero ha stipulato con l’Agenzia del Demanio il protocollo d’intesa n. 6229/2017 del 12 luglio 2017 con il quale, fra l’altro, si impegna “a garantire la piena conformità e coerenza dei programmi di valorizzazione con le previsioni dei vigenti strumenti di pianificazione urbanistica, in particolare, verificando la compatibilità dello status urbanistico degli immobili rispetto all’iter di valorizzazione, provvedendo – ove necessario – all’attivazione delle opportune procedure amministrative di adeguamento urbanistico e semplificazione amministrativa”.

   Come noto, recentemente l’I.S.P.R.A. – Servizio Coordinamento Fauna Selvatica, con parere prot. n. 14824 del 25 marzo 2021, ha evidenziato forti carenze in merito allo studio di incidenza ambientale, costituenti, di riflesso, evidenti gravi elementi di deficitaria istruttoria nel relativo procedimento di V.Inc.A., come testualmente riportato: “Si sottolineano … alcuni aspetti tecnici legati alla presenza di avifauna marina e costiera, che rende le falesie di Punta Giglio un comprensorio particolarmente significativo entro la ZPS di Capo Caccia nonché nel contesto nazionale e mediterraneo.

   Il calendario riproduttivo delle specie costiere riportate in sede di studio per la valutazione di incidenza sono inesatti per la maggior parte delle specie: si suggerisce di fare riferimento ai periodi indicati all’art. 7 del DM 17 ottobre 2007 ‘criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS)’, integrato con: Berta minore P. yelkouan 1 febbraio – 15 luglio, Berta maggiore C. diomedea 1 aprile – 15 ottobre, Falco pellegrino F. peregrinus 1 febbraio – 31 maggio. Tali periodi sono da evitare in particolare per l’esecuzione di lavori su roccia che comportino emissione di rumori e vibrazioni.

   Lo studio citato non riporta inoltre dati precisi sull’insediamento del Gabbiano corso L. audouinii a Punta Giglio (una colonia in due degli ultimi quattro anni, unica nell’ambito della ZPS e di tutto il tratto costiero dal Sinis a Stintino), sulla consistenza riproduttiva del Marangone dal ciuffo P. aristotelis, particolarmente significativa in questo tratto di falesia, nonché sulla nidificazione delle berte, specie queste ultime particolarmente vulnerabili a forme di inquinamento luminoso. A quest’ultimo riguardo, si sottolinea come nella realtà specifica dell’area interessata dal progetto non sia sufficiente che l’illuminazione soddisfi i requisiti indicati dal DM più sopra citato, ma si debba prevedere anche un arretramento di qualsiasi fonte di luce di almeno 10 metri dal margine della falesia, poiché la schermatura verso l’alto non sarebbe sufficiente a garantire l’invisibilità da quote inferiori o dal mare. P

  er le altre fonti di disturbo derivanti dall’esercizio di quelle che restano le più impattanti componenti progettuali (accesso alle postazioni mitragliere distribuite lungo gran parte del margine della falesia, realizzazione di una piscina, ristorante da 100 coperti) non è possibile indicare forme di mitigazione che garantiscano la compatibilità delle strutture con le finalità istitutive di una zona a protezione speciale”. L’I.S.P.R.A. (già I.N.F.S.) costituisce per legge ”organo scientifico e tecnico di ricerca e consulenza per lo Stato, le regioni e le province” (art. 7, comma 1°, della legge n. 157/1992 e s.m.i.). In Italia costituisce la più autorevole autorità tecnico-scientifica in materia: come evidenziato, emergono palesi carenze nella considerazione dei periodi riproduttivi dell’avifauna selvatica particolarmente protetta, nonché riguardo gli elementi di disturbo rispetto ai siti di riproduzione, ritenendo addirittura non mitigabili gli impatti relativi a talune componenti progettuali.

   La radicale modifica progettuale nel senso indicato dall’I.S.P.R.A. costituisce il minimo necessario per provare a ricondurre nell’alveo della corretta gestione di un’attività all’interno di un S.I.C./Z.P.S. L’intera area costiera di Porto Conte, compresa Punta Giglio, rientra nell’omonimo parco naturale, è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e con vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993, piano paesaggistico regionale – P.P.R.),rientra, inoltre, inoltre, nella zona di protezione speciale – ZPS ITB013044 e nel sito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio” (codice ITB010042), ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla tutela degli habitat e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica. Le strutture della Batteria costiera sono, inoltre, tutelate con vincolo culturale (artt. 10 e ss. Del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

   Tutto questo è stato fatto ben presente da Gruppo d’Intervento Giuridico, LIPU-BirdLife Italia, Nel Vivo della Storia, WWF e Legambiente (locale, quella nazionale sostiene il programma Cammini e Percorsi) fin dall’agosto 2018 e ancora nel gennaio 2021, ripreso fin da subito anche dalla Stampa regionale. La Batteria costiera, bene storico-culturale inserito in un contesto naturalistico di primario interesse, necessitava semplicemente di un restauro conservativo (e qualche centinaio di migliaia di euro per i lavori sarebbero saltati fuori da varie fonti), della cura della sentieristica e di un paio di pannelli descrittivi. E basta. Ora quantomeno si riconduca il progetto in corso di realizzazione nell’ambito di una corretta gestione in un’area naturale protetta.