Sella del Diavolo: terra di nessuno - Ambientalisti sul piede di guerra

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  Apertura di nuovi sentieri, taglio della macchia mediterranea per realizzazione di nuove piste da cross, erosione progressiva, danneggiamento della vegetazione protetta, questo è quanto avviene fin troppo spesso e volentieri ormai da tempo sulla Sella del Diavolo, promontorio demaniale militare cagliaritano fra i più rilevanti gioielli naturalistici e storico-culturali del Mediterraneo.

  Ma non basta, in queste ultime settimane sono state incrementate le chiodature per arrampicata sportiva lungo le falesie di Cala Fighera (visto che “episodi di rottura si sono avuti per il momento nelle falesie costiere di Cala Fighera - Cagliari”) ed è stata realizzata la posa di installazioni fisse per l’arrampicata sportiva e la zip – line, pur trattandosi di aree Hg4 e Hg3 (elevato rischio frane) del vigente piano di assetto idrogeologico (P.A.I.).
 
  Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra sono state quelle che – ormai una ventina di anni fa – con la realizzazione del sentiero naturalistico ed archeologico hanno promosso la riscoperta e la fruizione pubblica della Sella del Diavolo. L’esigenza era, allora, anche evitare opere pubbliche tanto dispendiose quanto assurde in un contesto ambientale e paesaggistico così delicato e già a rischio idrogeologico: la Sella del Diavolo si poteva – e si può – fruire senza funivie, senza obelischi e monumenti vari.

  Men che meno c’è bisogno di nuovi sperperi di denaro pubblico, per iniziative improbabili, c’è stato un intervento comunale di sistemazione ambientale e messa in sicurezza, mentre l’ormai notevole fruizione pubblica da parte di tanti escursionisti non sempre attenti ai valori naturalistici dell’area ha bisogno di una non più procrastinabile regolamentazione. In particolare è il caso dei troppi, ciclisti in mountain bike, spesso poco attenti agli escursionisti a piedi e, soprattutto, incuranti dei danni al fondo naturale in calcare e alla vegetazione: purtroppo, sono ormai frequenti i tagli alla macchia mediterranea per aprire nuovi percorsi. E i fenomeni erosivi proseguono inclementi.

  Addirittura anni fa sono state patrocinate dal Comune di Cagliari manifestazioni sportive con percorsi di centinaia di mountain bike. Ma ormai anche le installazioni fisse per arrampicata sportiva e la zip –line in area a rischio frane costituiscono un pericolo per la nidificazione dei rapaci (in particolare il Falco pellegrino, Falco peregrinus) e per la stessa incolumità pubblica.

  L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico odv (GrIG) ha ancora una volta chiesto (28 gennaio 2021, precedenti istanze sono state effettuate il 26 settembre 2020, 30 novembre 2017 e il 13 febbraio 2017) al Comune di Cagliari (soggetto gestore dei S.I.C.), al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (Ministro e Direzione generale Protezione della Natura), al Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo (Ministro, Direzione generale e Soprintendenza cagliaritana Archeologia, Belle Arti e Paesaggio), al Servizio Tutela della Natura della Regione autonoma della Sardegna, alla Capitaneria di Porto – Servizio Demanio e al Corpo forestale e di vigilanza ambientale l’adozione delle opportune misure di salvaguardia e difesa delle condizioni naturalistiche della Sella del Diavolo, fra cui la limitazione dell’accessibilità con mountain bike.

Finora non c’è stato alcun intervento concreto eppure la Sella del Diavolo, sulla carta, è un’area naturalistica super-tutelata. La Sella del Diavolo - demanio militare – ramo Esercito e ramo Marina - è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e in parte con vincolo idrogeologico (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i.). Sono presenti i due siti di importanza comunitaria (S.I.C.) “Torre del Poetto” (codice ITB042242) e “Monte S. Elia, Cala Mosca e Cala Fighera” (codice ITB042243) ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora, ed è prevista quale riserva naturale regionale “Capo S. Elia” (legge regionale n. 31/1989 – Allegato A).

Il piano di gestione dei S.I.C.  “Torre del Poetto” e “Monte S. Elia, Cala Mosca e Cala Fighera”, approvato con decreto Assessore Difesa Ambiente Regione autonoma Sardegna n. 3 dell’11 febbraio 2011 prevede, quali prescrizioni e indirizzi specifici, il divieto di apertura di nuovi sentieri e il mantenimento di quelli esistenti “solo al fine di una loro percorribilità pedonale”.

  L’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna (Servizio valutazioni ambientali e Servizio tutela della natura e politiche forestali) hanno confermato (note prot. n. 21583 del 27 ottobre 2020 e n. 27286 del 22 dicembre 2017) il divieto e la dannosità degli interventi di taglio della vegetazione mediterranea, in particolare “vige il divieto di apertura di nuovi sentieri” ed è consentito “il mantenimento di quelli esistenti … solo al fine di una loro percorribilità pedonale”.

Il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione generale per la protezione della natura e del mare aveva già chiesto (nota prot. n. 26482 del 6 dicembre 2017) alla Regione e al Comune di Cagliari di provvedere alla gestione dell’area naturale protetta con la scrupolosa osservanza del piano di gestione. Il Comune di Cagliari è il soggetto titolare della gestione dei due siti di importanza comunitaria (S.I.C.) e finora si è distinto per la sua ignavia.

Si tratta di un’area di grandissima importanza naturalistica, non di un circuito ciclistico né di un luna park.
Un po’ di buon senso e di vigilanza sono d’obbligo. Rimane una considerazione: davanti a casi di lassismo e assenza di gestione come questi appare veramente singolare (per non dire altro) proporre e insistere verso un “parco – minestrone”comprendente Molentargius, le Saline, Santa Gilla e la Sella del Diavolo: manca la normale gestione e l’ordinaria tutela ambientale e c’è chi vorrebbe realizzare l’ennesimo carrozzone inefficiente e dispendioso.