Terzo caso di bracconaggio in Sardegna in piena emergenza Coronavirus.
Lo rileva il CABS, l'associazione di volontari esperti in
antibracconaggio, dopo che i Carabinieri della stazione di Selargius e
del Nucleo Cites di Cagliari, hanno dato notizia di una denuncia per
bracconaggio nei pressi del capoluogo.
Secondo quanto diffuso dalla stampa, un uomo sarebbe stato intento in
attività di uccellagione. Al sequestro di un Cardellino (fringillide
"particolarmente protetto" secondo le disposizioni internazionali)
utilizzato come richiamo, sarebbe seguito, presso una abitazione,
quello di ben 40 piccoli uccelli appartenenti a più specie e ora
consegnati a un centro di recupero per la fauna selvatica. Il tutto,
tra l'altro, in barba alle disposizioni emanate per evitare la
movimentazione delle persone a causa della nota emergenza pandemia.
"Un susseguirsi di notizie che la dice lunga sull'entità del
bracconaggio - ha affermato il CABS - Nei giorni scorsi, al sequestro
del primo impianto fisso per uccellagione mai rinvenuto in provincia
di Oristano, ha fatto seguito quello di tagliole per la cattura di
conigli e reti per uccellagione in provincia di Cagliari. In entrambi
i casi è stata denunciata una persona. Ora il sequestro operato dai
Carabinieri nei pressi del capoluogo. Proprio nella giornata di ieri -
ha aggiunto il CABS - abbiamo diffuso i casi di bracconaggio, sempre
per il mese di marzo, per il territorio nazionale. Non vi sono
sostanziali diminuzioni rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso,
quando si era ancora liberi dal problema Covid-19. Il bracconaggio,
cioè, continua la sua attività".
Il CABS rivolge il proprio pensiero a tutte le persone che in questo
momento stanno soffrendo per i contagi da Coronavirus, apprezzando le
numerose iniziative spontanee in favore di donazioni per strutture
ospedaliere o comunque indirizzate al contenimento dell'epidemia.
L'appello è di non retrocedere, chiudendo ogni spazio anche nei
confronti di chi, continuando l'attività di caccia illegale in un
periodo così delicato, mette a rischio con i suoi spostamenti non solo
la vita degli animali ma anche quella delle persone. Un motivo in più
per provvedere, appena possibile, a un serio inasprimento delle pene
nei confronti del bracconaggio italiano, incallito e ben radicato che,
evidentemente, non si ferma davanti a niente.