"La recente mareggiata di libeccio che ha colpito i litorali algheresi
alcuni giorni fa, ha mostrato tutta la fragilità delle spiagge nella
rada di Alghero e la totale mancanza di un piano di gestione della
fascia costiera".
Roberto Barbieri, presidente di Legambiente Alghero, interviene sulla
situazione che si sta creando nel golfo algherese e traccia un
bilancio allarmante sull'ambiente marino.
"La rada di Alghero - sostiene - è molto esposta alle tempeste
marine provenienti da sud, e soprattutto da libeccio, ovvero
sud-ovest. E se non è prevedibile con molto anticipo il giorno esatto
in cui arriverà una burrasca, è certo che le libecciate arrivano
puntuali più volte l’anno e qualche volta sono molto intense.
La zona più vulnerabile della rada di Alghero è il tratto di litorale
che dal camping Mariposa arriva fino all’altro camping prima di
Fertilia. Il motivo è facilmente comprensibile se si guarda una foto
aerea. Negli anni 70 vennero posizionate nove barriere frangiflutti a
protezione del Lido. Ma oltre, fino a Fertilia, dove le barriere
mancano, si è avviato negli anni un forte processo erosivo in atto
ancora oggi. Anche se in ritardo, è perciò urgente valutare un piano
di intervento che preveda il posizionamento di altre barriere (anche
sommerse) che proteggano l’intera rada.
Ma c’è di più. Il processo erosivo in atto ha da tempo superato il
punto di non ritorno.
La recente mareggiata ha accumulato su tutto il
litorale non solo quantità enormi di plastica (soprattutto
microplastiche), ma anche migliaia e migliaia di piante vive di
posidonia. In altre parole le onde hanno smantellato ampie aree della
prateria sommersa di posidonia presente al largo della spiaggia e che
rappresenta la vera ed efficace protezione naturale all’erosione
costiera. E insieme a tante giovani piante verdi di posidonia, sono
arrivate in spiaggia anche spugne, ricci, nacchere (già compromesse da
una diffusa moria) e tante alghe verdi a forma di pallone sgonfio
(soprattutto del genere Codium). Si è spiaggiato cioè l’intero habitat
associato alla prateria di posidonia.
Ma l’erosione ha avuto la meglio perché i fondali di posidonia sono
sempre più indeboliti dagli ancoraggi selvaggi, dall’inquinamento, dai
reflui in uscita dal Calich e dall’assoluta mancanza di un piano di
gestione dei fondali verdi. Eppure queste piante sono talmente
importanti da essere strettamente tutelate dalle norme europee.
Ma
nessuno fa nulla, nonostante l’altissimo valore economico delle nostre
spiagge messo a rischio non noncuranza. Così come un delfino
spiaggiato, se ancora vivo, richiama decine di volontari per tentare
di fargli riprendere il largo, era doveroso intervenire subito e
salvare le tante piante di posidonia ancora vive per metterle in
acquario e riposizionarle in mare appena possibile, rinforzando anche
i margini delle praterie sommerse.
Sembra fantascienza, ma è soltanto semplice e razionale gestione dei
nostri fondali, proprio come i forestali si prendono cura di un bosco.
Sarebbe anche opportuno organizzare squadre regolari per raccogliere
periodicamente le tante tonnellate di plastiche (e gomme, reti,
polistirolo,…) portate dal mare.
Non è difficile prevedere che, con i
fondali marini di posidonia così indeboliti, la prossima forte
libecciata - ribadisce Roberto Barbieri - avrà effetti ancora più
disastrosi £.
Infine Legambiente propone di seguire l’esempio del Comune di
Stintino, che è pronto a smantellare la strada presso la pelosa per
salvare la spiaggia. Alghero dovrebbe fare lo stesso e smantellare il
tratto di strada asfaltata tra la casa Segni e l’ex palacongressi per
restituire quella superficie alla spiaggia. Il mare non fa sconti, e
senza una intelligente prevenzione, prima o poi si riprende quello che
è suo.
Alghero, 1 novembre 2018 - Roberto Barbieri – Legambiente Alghero