Il T.A.R. Sardegna ha accolto il ricorso delle associazioni ecologiste
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus (GrIG), Lega per l’Abolizione
della Caccia (L.A.C.), Lega Anti-Vivisezione (L.A.V.), WWF, a cui nei
prossimi giorni si aggiungerà con un intervento ad adiuvandum la Lega
Italiana Protezione Uccelli LIPU – BirdLife Italia, patrocinato
dall’avv. Carlo Augusto Melis Costa del Foro di Cagliari, e ha
disposto con decreto presidenziale n. 260 dell’1 settembre 2018 la
sospensione del decreto dell’Assessore della Difesa dell’Ambiente
della Regione autonoma della Sardegna n. 16139/13 del 20 luglio 2018
relativo al calendario venatorio regionale sardo 2018-2019, nella
parte in cui prevede la caccia alla Lepre sarda (Lepus capensis
mediterraneus) e alla Pernice sarda (Alectoris barbara).
In sede di udienza collegiale del 3 ottobre 2018, la causa sarà
trattata ai fini cautelari.
Il provvedimento sospeso, infatti, prevede per le due giornate di
caccia previste (30 settembre e 7 ottobre 2018) un assurdo “carniere”
potenziale complessivo di ben 71.974 Lepri sarde e 143.948 Pernici
sarde per i 35.987 cacciatori autorizzati alla caccia in Sardegna
secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili (piano
faunistico-venatorio della Sardegna in corso di approvazione).
La caccia alla Lepre e alla Pernice sarda è stata autorizzata
nonostante la consistenza delle rispettive popolazioni non siano
puntualmente conosciute, pur definite “tendenti alla diminuzione”
dallo stesso Piano faunistico-venatorio isolano.
Non solo.
Con nota prot. n. 45393/T-A11 del 13 luglio 2018 l’Istituto Superiore
per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.) ha fornito il
parere di legge (art. 18, comma 4°, della legge n. 157/1992 e s.m.i.)
in merito alla proposta di calendario venatorio regionale sardo
2018-2019 e ha chiesto esplicitamente la chiusura della caccia alla
Lepre sarda e alla Pernice sarda in assenza di censimenti relativi
alle popolazioni esistenti nell’Isola.
Analoga richiesta per le medesime motivazioni ha fatto l’I.S.P.R.A.
(ma non è stata oggetto di provvedimento monocratico sospensivo) per
il Coniglio selvatico, oggetto di un assurdo “carniere” potenziale (5
capi abbattibili per ogni cacciatore) di 179.935 Conigli.
Si è riproposta, quindi, la medesima situazione dichiarata illegittima
dal T.A.R. Sardegna con riferimento al calendario venatorio 2017-2018
(sentenza T.A.R. Sardegna, Sez. II, 1 febbraio 2018, n. 65 eordinanza
cautelare T.A.R. Sardegna, Sez. II, 15 settembre 2017, n. 308/2017).
Infatti, a oggi, non sussiste alcun censimento delle popolazioni
esistenti di Pernice sarda e di Lepre sarda, come pacificamente
ammesso dalla stessa Regione autonoma della Sardegna (“è stato
presentato il piano per il censimento della pernice sarda e della
lepre sarda che sarà portato in giunta regionale per l’approvazione”,
vds. comunicato stampa della Regione autonoma della Sardegna, 19
luglio 2018).
Esistono solo una mera “relazione preliminare” e una deliberazione che
individua “linee guida” per i futuri censimenti faunistici
(deliberazione Giunta regionale n. 38/35 del 24 luglio 2018,
riguardante fondamentalmente le Riserve autogestite di caccia e future
raccolte di dati sulla fauna selvatica abbattuta).
Nessun censimento, se non quello evidentemente forse esistente nella
mente dell’Assessore regionale della difesa dell’ambiente Donatella
Emma Ignazia Spano, che ha promulgato il calendario venatorio.
Ricordiamo che il principio fondamentale stabilito dalla legge
nazionale, in attuazione dei princìpi delle norme europee ed
internazionali, è “la conservazione della fauna selvatica” che è
considerata “patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata
nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale”. I
calendari venatori devono attenersi rigorosamente al principio di
precauzione che subordina l'attività venatoria alla conservazione
delle specie faunistiche.
Può un calendario venatorio costituire una cambiale in bianco per le
specie faunistiche?
Questa è la domanda fondamentale a cui dovrà rispondere nuovamente il
T.A.R. Sardegna.
Per adesso, in sede cautelare, ha risposto in modo netto e chiaro: no.