Parte da Alghero il rilancio dell'olivicoltura italiana - Presentato a Le Pinnette il progetto Fratello Olivo della Famiglia Manca

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  "Non piantare nuovi olivi equivale a erodere progressivamente le nostre stesse radici". Lo ha detto Domenico Manca, l'imprenditore algherese dell'oleificio San Giuliano, durante l'incontro svoltosi nel ristorante di campagna Le Pinnette a Monte Sixeri in occasione di un vero e proprio summit nazionale nel corso del quale si è affrontato lo stato di salute dell'olivicoltura italiana in occasione della Anteprima di Olio Officina Festival, evento che si terrà a Milano il prossimo febbraio, e per la presentazione del progetto Fratello Olivo.

   L'iniziativa della famiglia Manca, era presente anche il figlio di Domenico, Pasquale, che ha dato all'impresa una dimensione commerciale di livello internazionale, è stata accolta da esponenti di primissimo piano del settore ma anche dell'agro industriale nazionale più in generale. Erano infatti presenti oltre al mondo della produzione, tecnici, politici, esponenti della finanza e del credito, studiosi, ricercatori e docenti universitari. Per dare corpo alla sua affermazione iniziale, Domenico Manca nella presentazione del suo progetto Fratello Olivo, ha annunciato la messa a dimora di 120 mila piante di olivo.

   Un programma di investimenti a medio e lungo termine che testimonia il forte legame dell'azienda algherese verso l'olivo, avviando un percorso importante anche sul piano finanziario, in un momento in cui l'olivicoltura italiana registra una inversione di marcia, sul piano della raccolta e degli stessi investimenti. Situazione drammatica come testimoniano i dati emersi nel corso del dibattito : una raccolta di olive al di sotto delle 300mila tonnellate a fronte di un fabbisogno annuale di circa 600 mila. Un debito di prodotto che testimonia che il Paese non è autosufficiente neanche per soddisfare il proprio consumo.

  Da considerare inoltre che sarà necessario garantire l'esportazione dell'olio made in Italy in tutto il mondo per circa 400 mila tonnellate quindi con acquisto di olive da oltre frontiera. Durante il dibattito, coordinato dal giornalista Luigi Caricato, esperto del settore, nella grande sala delle Pinnette si è preso atto che “ l'Italia sta abbandonando l'oliveto “ e in questo contesto l'investimento degli imprenditori algheresi è apparso anche più coraggioso. Tesi intorno alla quale si sono soffermati, con interventi indubbiamente autorevoli, i professori Salvatore Camposeo e Angelo Godini dell'università di Bari, Aleandro Ottanelli dell'università di Firenze e Sandro Dettori dell'Ateneo sassarese.

   Erano presenti all'incontro i vertici nazionali di Federolio, dell'Aipo di Roma, Federagricoltura, le agenzie regionali della Laore e dell'Agris, delle società produttrici e agro industriali Frescobaldi (vino ) e De Cecco ( pasta ) per citarne alcuni. Domenico Manca, nella presentazione del suo Fratello Olivo ha voluto evidenziare il processo "rivoluzionario" in corso nella grande piana agraria della Nurra algherese: da terra di pascolo e pastori alla coltivazione della vite e ora la messa a dimora su 150 ettari di olivo, razza bosana, con procedimento intensivo. Con una evidente punta di orgoglio Pasquale Manca si è soffermato sulla volontà della San Giuliano di andare avanti, nonostante la crisi, l'anno horribilis appena vissuto per i quantitativi di raccolta, e la situazione di stallo complessiva di tutta l'olivicoltura italiana.

  "Noi ci crediamo - ha detto - e andiamo avanti con determinazione convinti oltre che della qualità del nostro prodotto, che proprio nei momenti di crisi non bisogna mollare. L'impresa ha anche un ruolo di riferimento nel territorio che va oltre, come in questo caso, le statistiche e le previsioni contabili. L'impresa deve dare fiducia e guardare anche al sociale, il progetto Fratello Olivo oltre alle ricadute di ordine occupazionali dirette, una ventina di addetti, determina un indotto piuttosto importante. E in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo - ha concluso Pasquale Manca - credo che sia il modo giusto di contrastare le tensioni provocate dalla mancanza di lavoro ".