Il Made in Italy sbarca in Cina.Nuovi orizzonti anche per l'agroalimentare sardo-200 imprese nel progetto del Gruppo Masema

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  I preparativi sono ormai quasi ultimati. A maggio si parte. Il gruppo Masema di Sassari, grazie alla realizzazione di uno dei centri commerciali più grandi della Cina, a Jimo, darà la possibilità alle imprese made in Italy di farsi conoscere ed esportare i loro prodotti nel cuore dei mercati asiatici. Sono più di 200 le aziende che hanno già aderito da tutta Italia.

   Il Progetto Jimo è stato presentato nella sala conferenze della società di consulenza sassarese alla presenza degli responsabili del Gruppo, Giuseppe Fadda e Riccardo Gianino, del presidente della Camera di Commercio nord-ovest Sardegna, Gavino Sini, del sindaco di Sassari, Nicola Sanna e dell’amministratore della Euro Top Brand, Sun Wenyu. A introdurre le potenzialità del progetto sono stati Fadda e Gianino.

  «Mercati enormi come quelli orientali spesso fanno paura alle piccole e medie imprese – hanno spiegato i manager – la nostra iniziativa è invece ideata proprio per loro. La struttura organizzativa supporta le aziende dal punto di vista legale, amministrativo, trasporti, dogana, marketing, traduzioni ed etichettature, entrando in un mercato potenzialmente immenso a costi molto limitati, e senza investire risorse economiche. Entrare in Cina diversamente sarebbe complicatissimo».

   Non si tratta però di una semplice vetrina dove aspettare l’acquirente, ma di un sistema dove sono i manager locali a contattare i buyer della Cina e di altri Paesi come Corea del sud e Giappone. Si va diritto dai clienti, che possono essere sia la piccola catena di ristoranti o di negozi d’abbigliamento sia grandi catene di ipermercati. «Questo è un progetto interessante perché ci dà un’ulteriore chiave di lettura su come poter avvicinare un mercato complesso ma interessantissimo - ha affermato Gavino Sini -.

  Un orizzonte dove imprese e istituzioni da tempo cercano di trovare i canali giusti, cosa non sempre facile. Il modello presentato oggi sembra una delle chiavi più adeguate perché crea un collegamento con una grossa struttura di operatori locali che può aprire i mercati in loco. La prima cosa che diciamo come camera di Commercio è che l’internazionalizzazione si prepara da casa, con dosi massicce di informazione e di innovazione e analisi del mercato». Grande soddisfazione anche da parte di Nicola Sanna: «Credo si debba uscire dalla logica che il mare rappresenti un limite per i prodotti isolani – ha rimarcato il primo cittadino - Non dobbiamo avere paura delle distanze, così come non la ebbe a suo tempo Marco Polo, e oggi siamo avvantaggiati».

   Sun Wenyu, manager della Euro Top Brand, ha garantito il supporto del Comune della città di Jimo. «La Municipalità a ottobre 2014 ha firmato un contratto con la dogana per permettere alle aziende italiane di esporre la merce e di poterla vendere senza anticipare i dazi iva – ha detto Wenyu – Il pagamento di questo onere avviene solo a fine mese, e soltanto sul venduto. Inoltre abbiamo preso accordi con il ministero del Turismo di Pechino che ha permesso di fare diventare il centro commerciale una struttura turistico-commerciale, con apposite fermate per i visitatori».

   Ma cosa della Sardegna attira in particolar modo i cinesi? Secondo Wenyu, al primo posto c’è sicuramente l’agroalimentare di qualità, ma c’è forte attenzione anche per i prodotti dell’artigianato artistico, che possono avere un ritorno per il turismo. La presentazione è stata seguita da incontri con le aziende che hanno voluto approfondire i dettagli dell’iniziativa. Presenti imprese di tutto il comparto agroalimentare, dai produttori di vino, al pane, formaggi, olio e salumi. Non sono mancati artigiani ed esponenti, non solo sardi, del tessile made in Italy legato alla moda.