Caro energia, il conto salato per le imprese sarde: 147 milioni in più rispetto all’Europa

Meloni

Il peso dell’energia elettrica continua a gravare in modo sproporzionato sulle micro, piccole e medie imprese della Sardegna. Nei primi sei mesi del 2025, le aziende isolane di ridotte dimensioni hanno sostenuto un extracosto complessivo di 147 milioni di euro rispetto alla media europea, un aggravio che incide per lo 0,38% sul PIL regionale.

Il dato emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, basata su fonti Eurostat, Arera e Terna, e riguarda le bollette elettriche delle imprese dei settori alimentare, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture, comprese gioielleria e occhialeria, messe a confronto con realtà analoghe dei 27 Paesi dell’Unione europea.

Sul piano nazionale, la Sardegna si colloca al decimo posto per extracosto assoluto. A pesare maggiormente sono regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, ma nell’Isola il dato assume un rilievo particolare per il suo impatto sull’economia locale. A livello provinciale, la maggiore incidenza percentuale sul PIL si registra nel Sud Sardegna (0,42% con 25 milioni di euro), seguita da Cagliari (0,39% e 53 milioni), Nuoro (0,37% e 17 milioni), Oristano (0,36% e 11 milioni) e Sassari-Olbia (0,35% e 42 milioni).

Una situazione che, secondo Confartigianato, richiede un intervento immediato sul piano dell’equità e della competitività.
«Bisogna ristabilire l’equilibrio e l’equità nel costo dell’energia pagato dalle imprese – afferma Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – queste attività non possono più considerate un bancomat».
«Il caro-energia frena la competitività delle piccole realtà – aggiunge – bisogna innanzitutto intervenire per ricalibrare il carico fiscale sulle bollette delle diverse dimensioni di imprenditori-utenti e che oggi penalizza micro, piccole e medie aziende costrette a pagare per i grandi energivori. Le nostre imprese non chiedono privilegi, ma regole chiare ed eque».

Nel primo semestre del 2025, il prezzo dell’energia elettrica pagato dalle piccole imprese italiane con consumi fino a 2.000 MWh ha raggiunto i 28,46 centesimi di euro al kWh, superando del 24,3% la media europea. Un differenziale che si traduce, a livello nazionale, in un extracosto stimato di 5,393 miliardi di euro, con le imprese di minori dimensioni tra le più penalizzate. Quelle con consumi inferiori a 20 MWh pagano infatti un prezzo superiore del 34,5% alla media UE, con un aggravio complessivo di 2,492 miliardi di euro.

Alla base di questo squilibrio pesa un carico fiscale e parafiscale particolarmente elevato. In Italia, il prelievo su accise e oneri per le MPI supera del 68% la media europea, arrivando fino al 92,5% per le imprese con consumi entro i 20 MWh. Un divario che si attenua solo per le aziende di maggiori dimensioni, evidenziando una struttura dei costi fortemente sbilanciata.

Secondo Confartigianato, accanto alla necessità di riequilibrare il sistema dei costi, diventa centrale anche il tema dell’efficienza energetica e delle scelte strategiche di lungo periodo. «Il caro energia, che ha colpito imprese e famiglie, ci deve far capire come sia fondamentale ottimizzare il consumo di energia attraverso interventi comportamentali e, soprattutto, con le nuove tecnologie – prosegue Meloni – la transizione verso le rinnovabili e le tecnologie a basse emissioni di carbonio è una delle scelte decisive che la nostra Regione, così come tutto il nostro Paese, deve fare e sta facendo. Dobbiamo compiere scelte lungimiranti, coraggiose e decise sulla base degli strumenti che oggi abbiamo a disposizione».

L’analisi mette inoltre in evidenza come, nonostante il calo dei prezzi delle materie prime energetiche e del prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica, i costi sostenuti dalle imprese restino significativamente più alti rispetto ai livelli pre-crisi. Una “coda lunga” della crisi energetica che continua a comprimere i margini e a ridurre la capacità competitiva del tessuto produttivo, in particolare di quello artigiano e delle piccole imprese, pilastro dell’economia sarda.