Lunedì prossimo 4 maggio riaprono anche le concessionarie auto per
offrire i consolidati servizi di qualità, trasparenza, affidabilità e
sicurezza. In quale scenario e con quali prospettive?
Luca Confalonieri è il presidente della Sezione Metalmeccanici-Auto di
Confindustria Centro Nord Sardegna, a cui fanno capo le principali
concessionarie delle province di Sassari e Oristano.
«La nostra
categoria è devastata, nel nostro territorio rischiamo a fine anno di
trovarci con più della metà delle concessionarie auto chiuse».
Il comparto automotive e concessionarie auto in questi mesi di
lockdown per l’emergenza Covid-19 è rimasto chiuso al 95 per cento.
È
restata attiva solo la rete di assistenza. Da un’indagine di questi
giorni di “Quattroruote” emerge con chiarezza che, se non ci dovessero
essere misure immediate di sostegno al comparto, in Italia fino al 70
per cento dei rivenditori è a rischio chiusura per insolvenza.
Parliamo di imprenditori e imprese articolate e complesse, che
contribuiscono a formare e alimentare il tessuto economico produttivo
dell’azienda Italia. Per il centro nord Sardegna i numeri parlano di
circa 300 dipendenti diretti e 400 dipendenti indiretti, per un
fatturato di 200 milioni di euro.
Un grido d’allarme che deve giungere alle Istituzioni regionali e
locali per un’immediata azione-reazione. «Deve essere chiaro: non
siamo disponibili a essere considerati un bancomat. L’emergenza in
atto necessita di reazioni immediate da parte dei decisori politici e
la Regione non può permettersi di attendere il Governo. Ecco perché
chiediamo che l’economia riparta.
Senza interventi e sostegni
finanziari immediati il tracollo è dietro l’angolo, con una scia
inevitabile di mancate risorse per i lavoratori, le famiglie, le
amministrazioni. In questo momento manca il mercato vero. Veniamo tra
l’altro da un 2019 non certo favorevole. Inoltre, i primi mesi del
2020 avevano già segnato un calo fino al 30 per cento, che con
l’emergenza della pandemia è schizzato prima all’80 per cento e poi in
aprile al 95 per cento per la chiusura da lockdown.
Un aiuto adesso
potrebbe arrivare dal settore delle auto elettriche, ma servono
incentivi». Vi sentite trascurati e poco ascoltati? «Si è diffusa una
percezione sbagliata del nostro mondo. Siamo considerati una categoria
privilegiata, con alti fatturati, è vero. Le nostre aziende scalano
ogni anno la classifica delle imprese più grandi dell’isola, ma è un
dato fuorviante.
Il monte fatturati è dato dall’acquisto delle
autovetture, ma i margini sono bassissimi per le politiche di mercato
imposte dalle case madri. Il rischio è totalmente nelle nostre mani».
In queste settimane di lockdown le aziende del settore hanno garantito
comunque una serie di servizi. «Stiamo parlando delle stesse aziende
che hanno assicurato in questo periodo con le loro officine la
manutenzione e la riparazione dei mezzi di soccorso delle Forze
dell’ordine, della Protezione civile, delle ambulanze, dei mezzi dei
volontari e di tutti i cittadini che grazie al loro lavoro hanno
gestito le fasi più difficili dell’emergenza», aggiunge Luca
Confalonieri.
«Adesso le concessionarie sono pronte ad accogliere
l’utenza in totale sicurezza sanitaria, con un’altissima attenzione a
dipendenti e clienti».
L’attesa ora è per i provvedimenti che le Istituzioni sono chiamate a
mettere in campo. «Ribadisco: l’atteggiamento nei nostri confronti
deve cambiare radicalmente – è la posizione del presidente della
Sezione Metalmeccanici-Auto di Confindustria Centro Nord Sardegna.
Due principalmente possono essere le linee di intervento.
Innanzitutto, aiuti al mercato: se non c’è reddito e potere d’acquisto
si blocca tutta la filiera diretta (produzione, componentistica,
distribuzione, assistenza) e indiretta (mobilità, ricerca e sviluppo,
sistema finanziario, gettito fiscale).
E poi un sostegno sulla
liquidità delle aziende per sostenere i costi fissi che rimangono
purtroppo tali mentre il mercato precipita».