Alghero: il turismo algherese deve uscire dal limbo - Riflessioni di Enrico Daga

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Fino alla nausea, finché c'è fiato.  

Partecipavo ad una discussione sull'importanza di ospitare un aeroporto nel nostro territorio. Penso sia utile, se ne fare un accenno ed estendere il ragionamento.  

A mio avviso vale la pena sottolineare che non serve mettere in contrapposizione l'aeroporto di Alghero con l'aeroporto di Olbia: sono entrambe infrastrutture che, se capaci di dialogare, possono rappresentare un fortissimo volano per lo sviluppo dell'intera Sardegna. 

Già della Sardegna tutta, perché è solo in un regime di alleanze che potremo maturare la capacità di competere con altri sistemi turistici complessi. Le Baleari, la Puglia, le Canarie, e tante altre destinazioni vincenti, operano come cilindri di un unico motore. 

 Qui no. 

L'offerta del nord-ovest e del nord-est della Sardegna è un sistema articolato ma fragile e ancor troppo elementare e autoreferenziale, ma ciò nonostante, può ancora - se ci fosse bisogno di dirlo - rappresentare un modello di offerta turistica diversificato, ma allo stesso tempo complementare. Attraverso gli aeroporti e porti di pertinenza, collegati con destinazioni alternative tra esse, può nascere un unicum competitivo che consiste in un'unica offerta integrata forte, anziché due deboli e utoreferenziali. 

Ora, la costa Smeralda e la Gallura, insieme all'arcipelago della Maddalena sono molto più forti, molto più competitive rispetto al Nord Ovest della Sardegna sotto il profilo dell'offerta Marino balneare: la varietà delle spiagge la meravigliosa complessità del paesaggio, la fruibilità dell'offerta nel diportismo, insieme ad un' offerta ricettiva standardizzata, spesso super qualificata grazie ad importanti e talvolta prestigiose strutture turistico alberghiere, fanno si che la Gallura, per novanta giorni, sia meta imbattibile.  

Per contro il nord-ovest dell'isola, la zona alla quale mi onoro di appartenere, è un serbatoio inesauribile di suggestioni, dove la forte identità delle popolazioni, la bellezza dei suoi centri storici e le persone che li abitano, grazie ai loro usi, costumi e tradizioni, rappresentano un attrattore imbattibile. Parliamo di un vastissimo patrimonio materiale, immateriale e ambientale, variegato al punto che, a poche decine di chilometri da un posto all'altro, si parlano idiomi diversi, in cui abitano popolazioni super specializzate nell' artigianato, nelle arti visive, manuali e orali. 

Parte di una complessità che saprebbe rappresentare una sorta di "parco giochi della cultura e dell'ambiente" (passatemi l'espressione), capace di affascinare se non addirittura stregare intere popolazioni di visitatori che, in stagioni altre, saprebbero gratificarci sotto molteplici punti di vista. In parte già lo fanno, ma spontaneamente, ahimè. Mettere insieme tutto costa una fatica immane. È più facile fare convegni e comprare pubblicità sui giornali. 

Queste politiche vanno costruite dalla classi dirigenti, vanno sapientemente ingegnerizzate e organizzate, territori oltre la provincia di Sassari inclusi. Mi riferisco al nuorese e la sua Barbagia, all' oristanese che, con la sua Bosa in testa, e non solo, possono costituire il fuoriporta di mete infrastrutturate nel ricettivo come Alghero, Castelsardo, Stintino, e la stessa Sassari. 

Questi luoghi che da domani, e fino al prossimo maggio, si fermeranno e si diletteranno allo scaricabarile delle responsabilità, troverebbero il viatico necessario per ospitare turisti lungo buona parte dell'anno e operare molto, senza necessità di muovere lingua e sprecare inchiostro. Ma si sa, è più facile prendersela col vicino di casa, gridare contro il destino cinico e baro, e aspettare che arrivino i marziani a riempirci di soldi. 

E intanto ci perdiamo intere generazioni. 
Enrico Daga, imprenditore del settore turistico Alghero