Mancano solo due anni alla chiusura della programmazione comunitaria
POR FESR 2014-2020 e la Sardegna ha speso poco più del 20% delle
risorse a disposizione con una spesa effettivamente certificata che
supera di poco il 17%. E’ quanto si evince dall’ultimo report del
Centro studi della Cna Sardegna che analizza la spesa dei fonti
comunitari da parte della Regione sarda comparando l’attuale
programmazione a quella relativa al ciclo 2007-2013. In base al report
– che analizza i dati (aggiornati al 7 gennaio 2019) presenti nella
sezione dedicata alla programmazione europea del sito della Regione
sarda - alla fine del 2018 risultano impegnati 386 milioni di cui
soltanto 191 effettivamente spesi.
A tale data la spesa certificata
ammonta a 161 milioni, un dato che rappresenta il raggiungimento
dell’obiettivo minimo di spesa per il 2018, fissato in 141 milioni, ma
questo risultato è molto più basso di quello relativo al ciclo di
programmazione precedente. Nel vecchio ciclo programmatorio, che ha
visto assegnata la totalità delle risorse disponibili, al 31 dicembre
2011 la spesa certificata relativa a progetti FESR era stata pari al
26% della dotazione complessiva.
“Anche se l’obiettivo minimo per il 2018 è stato centrato –
ammoniscono Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente
presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -la realizzazione
dei progetti (FESR) della nuova programmazione sembra procedere ad un
ritmo più lento della precedente. Per questo sarà necessario anche nei
prossimi anni un rush finale per un pieno utilizzo delle risorse UE.
Confidiamo – continuano Piras e Porcu – in una forte accelerazione
della spesa e nella capacità, già dimostrata dalla Sardegna nel
precedente ciclo di programmazione, di colmare i ritardi iniziali
attestandosi tra le regioni più virtuose nella spesa dei fondi
comunitari nella seconda parte del settennio. Tutto ciò mette in
evidenza una modalità, forse non solo italiana ma che certo
caratterizza il nostro Paese, di una corsa finale per raggiungere
l’obiettivo ed evitare il disimpegno delle risorse, in molti casi
vitali, messe a disposizione dalla UE. I dati disponibili per una
valutazione del nuovo ciclo programmatorio sembrano confermare questa
modalità, non certo virtuosa, ma che pare in qualche modo insita
nell’impalcatura assai complessa e ridondante dei meccanismi che
regolano l’utilizzo delle risorse comunitarie”.
L’ultimo aggiornamento sulla spesa certificata relativa ai progetti
della programmazione UE 2007-2013 rileva un totale assorbimento delle
risorse assegnate.
Al 31 marzo 2017, ultima data utile per la
certificazione dei pagamenti effettuati dalle amministrazioni titolari
di programmi operativi del ciclo UE 2007-2013, la spesa certificata
per progetti relativi ai due programmi FESR e FSE ammonta a 46,2
miliardi, a fronte di risorse programmate per i due fondi obiettivi
Convergenza e Competitività pari a 45,8 miliardi. Ovvero risultano
certificati pagamenti “in eccesso” rispetto alla dotazione della UE.
Considerando la spesa certificata riferita a progetti di cui ai
programmi regionali FSE e FESR, al 31 marzo 2017 le autorità dei
programmi operativi regionali hanno certificato il 104% del totale,
quota che scende al 101% comprendendo anche i programmi
interregionali. A livello di singole regioni, Toscana ed Emilia
Romagna sono le più virtuose, ma si collocano nelle primissime
posizioni anche la Puglia e la Sardegna, entrambe prima del Piemonte.
Fanalino di coda la Sicilia e, a sorpresa, anche il Trentino Alto
Adige, sebbene su livelli di spesa assai più contenuti rispetto alle
regioni meridionali, dove le risorse UE hanno un ruolo fondamentale
per rilanciare l’economia e sostenere lo sviluppo del territorio.
L’accelerazione del processo di spesa e certificazione dei fondi UE è
stata sicuramente agevolata dalla fissazione di precisi target di
impegno e di spesa certificata da parte della Commissione europea e
soprattutto dall’introduzione di una sanzione finanziaria
(rimodulazione delle risorse in favore di altri programmi) in caso di
mancato raggiungimento degli stessi.
Basta ricordare che la spesa certificata per progetti in Sardegna
riferita ai programmi FESR e FES era pari a 1.623 milioni alla fine
del 2015, ovvero il 79,7% della dotazione complessiva. Nei due anni e
tre mesi successivi l’incremento è stato del 32% portando la spesa
certificata a 2,143 miliardi di euro, ovvero il 5,3% in più rispetto
alla dotazione complessiva del vecchio ciclo di programmazione, pari a
2,036 miliardi, di cui 972 milioni finanziati da fondi UE. Una
crescita assai più veloce rispetto a quella registrata in media da
tutte le regioni, pari al 26% nello stesso periodo