Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Wwf e Lipu Sardegna già
nelle settimane scorse hanno depositato motivate osservazioni nella
procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa alla
“Metanizzazione della Sardegna- tratto Nord” e, in questi giorni,
hanno depositato quelle per il tratto sud sui progetti dalla società
Snam Rete Gas S.p.a chiedendo che il provvedimento conclusivo del
procedimento di V.I.A. dichiari l’improcedibilità dell’istanza per la
parzialità del progetto in quanto non è stato esaminato l’impatto
ambientale cumulativo dell’intera opera della rete metanifera sarda,
oltreché per l’eccessivo costo ambientale richiesto
dall’infrastruttura rispetto agli scarsi benefici derivanti alla
comunità e agli obbiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti.
In sintesi le Associazioni Italia Nostra, Wwf e Lipu hanno
evidenziato che: 1. Rispetto ad un proliferare di infrastrutture per
la metanizzazione dell’isola è del tutto assente una analisi costi
benefici e una seria valutazione tecnica della sostenibilità
dell’impianto in relazione alla triplicità degli aspetti ambientale,
sociale ed economico delle opere e la valutazione cumulativa degli
impatti ambientali di tali opere sull’ecosistema sardo;
2. In una fase di transizione dall'attuale sistema energetico mondiale
quasi esclusivamente basato sulle fonti fossili ad un auspicabile
sistema futuro basato sulle fonti rinnovabili, la realizzazione di una
infrastruttura fortemente impattante per il trasporto del gas naturale
non rappresenta una possibile soluzione di transizione, anche per gli
eccessivi costi da sopportare;
3. La proposta di una dorsale, idonea per una capacità di trasporto
notevole di metano, risulta poco utile in aggiunta ai depositi
costieri, che sarebbero comunque in grado di soddisfare la domanda di
metano, anche grazie alla loro localizzazione in prossimità dei
maggiori centri di consumo; 4. La Sardegna presenta un surplus di
produzione di energia elettrica pari a un terzo di quella prodotta; 5.
Nella documentazione presentata è del tutto assente una adeguata
valutazione tecnica della sostenibilità dell’impianto in relazione
alla triplicato degli aspetti ambientale, sociale ed economico.
Purtroppo l'assenza di programmazione in campo energetico ha lasciato
l'isola in balia di un mercato fortemente condizionato da tutta una
serie di fattori negativi quali i lauti incentivi statali elargiti
agli speculatori delle rinnovabili, lo spopolamento delle campagne e
la sostituzione delle produzioni agricole tradizionali con biomasse o
biocombustibili, i bassi costi delle royalties e le generose
franchigie elargite all'estrazione degli idrocarburi etc..
Gli speculatori si sono sostituiti ai decisori pubblici. Il progetto
di metanizzazione della Sardegna presenta inoltre una obsolescenza
tecnologica ed economica determinata dalla stessa rapidità con cui
evolvono i mezzi di produzione e di accumulo delle fonti rinnovabili.
L’irrazionalità di una tale scelta non solo si riverbererà sul futuro
energetico dell’Isola, ma diventerà di fatto l’ostacolo principale
alla ricerca di uno sviluppo alternativo.
Le nostre Associazioni hanno
avuto modo di osservare, già in fase di discussione del Piano
Energetico Ambientale Regionale Sardo (PEARS), la incongruenza di
realizzare una infrastruttura funzionale a una economia di transizione
da un sistema energetico a forte incidenza di combustibili fossili ad
uno scenario di energia da FER (Fonte Energetica Rinnovabile). Si
ritiene infatti che in questa situazione economico-industriale, e
considerati i dati sulla produzione da FER nell’isola, si possa
saltare a piè pari la fase di transizione per affrontare con coraggio
il passaggio diretto della Sardegna verso una economia veramente
circolare fondata sulle energie rinnovabili, autoprodotte e diffuse.
La nota è firmata da Graziano Bullegas per Italia Nostra Sardegna,
Carmelo Spada WWF Sardegna, Francesco Guillot LIPU Sardegna
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