La riflessione necessaria: Alghero e la FIDAPA davanti alla ferita della violenza sulle donne

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Il 25 novembre non è una data fra le altre. È un appuntamento che pretende attenzione, memoria, responsabilità. Nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo trasformò in un monito annuale, chiedendo ai governi e alla società civile di raccontare ciò che spesso rimane nascosto: la violenza sulle donne, la più antica delle sopraffazioni umane.

In Italia il simbolo è rosso. Rosse le scarpe, rosse le tele, rosse le pietre delle piazze che accolgono le installazioni. È un rosso che non ammette metafore: è il colore del sangue versato da chi non può più parlare. Quelle scarpe nascono dall’opera dell’artista messicana Elina Chauvet, un atto di memoria creativa dedicato alla sorella uccisa dal marito, ma anche alle donne fatte sparire nelle città del nord del Messico. Da quell’opera è scaturita una lingua universale del lutto.

A questa grammatica del dolore si è aggiunta, nel 2013, la campagna “Posto Occupato”, ideata dalla docente Maria Andaloro: una sedia lasciata vuota, segnata da una locandina, per ricordare la vita che lì avrebbe dovuto sedersi. Un gesto semplice, quasi domestico, che mostra meglio di tanti discorsi il vuoto irrimediabile lasciato da un femminicidio.

La FIDAPA – Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari – lavora da anni su questo terreno fragile. Non come esercizio di rito, ma con la determinazione silenziosa delle realtà che conoscono il contesto, sanno ascoltare e non temono le responsabilità culturali. Anche ad Alghero l’impegno è costante: in questi giorni il Centro Commerciale Naturale “Al Centro Storico” espone le locandine fornite dalla FIDAPA, tutte con il numero 1522, la linea nazionale antiviolenza e stalking. È un gesto minimo solo in apparenza: rendere visibile un numero significa aumentare la possibilità che venga composto.

Per la giornata del 25 novembre la sezione algherese ha voluto andare oltre. Dalle 17 alle 19, nella sala convegni della Fondazione Alghero, istituzioni e associazioni cittadine si ritroveranno per un momento collettivo di letture, testimonianze e riflessioni condivise. Una sorta di esercizio civico, dove ciascuno – pubblico, privato, terzo settore – offre la propria sensibilità e le proprie competenze per affrontare un fenomeno che non conosce tregua.

A coordinare l’incontro sarà Neria De Giovanni, presidente della sezione FIDAPA di Alghero. L’obiettivo non è produrre un atto formale ma generare una convergenza, una presa di coscienza che coinvolga davvero ogni parte della comunità. Perché la violenza sulle donne, nella sua brutalità quotidiana, non è un crimine circoscrivibile a statistiche o procedimenti giudiziari: è una ferita culturale, lunga e profonda, che attraversa relazioni, abitudini, linguaggi.

Il messaggio della FIDAPA è chiaro: contro questa violenza non bastano leggi e protocolli; serve una responsabilità diffusa, una postura collettiva che rimetta al centro la dignità della persona. E soprattutto, serve ricordare che ogni giorno, non solo il 25 novembre, da qualche parte una donna viene ferita, minacciata, isolata o uccisa. E che ogni giorno, la risposta di una comunità deve essere all’altezza della vita che intende difendere.

Un’iniziativa che non pretende applausi, ma invita al silenzio attivo: quel silenzio che sa ascoltare, accogliere, intervenire. Un silenzio che – finalmente – non lascia sole le donne.