Un'onda di indignazione e frustrazione sta travolgendo Venezia, dove i borseggiatori sembrano operare indisturbati, forti di una situazione paradossale. La città lagunare, famosa per il suo fascino unico, è diventata il teatro di un fenomeno sconcertante: i ladri denunciano i cittadini che cercano di fermarli o di riprenderli. Questo scenario bizzarro è il risultato di una combinazione di leggi complesse e di un sistema giudiziario che, involontariamente, sembra favorire i malviventi.
?La Riforma Cartabia e le sue conseguenze
?Il cuore del problema risiede nella Riforma della giustizia firmata dall’ex ministra Marta Cartabia. Questa normativa ha modificato lo status del reato di furto con destrezza, rendendolo non più procedibile d'ufficio. In altre parole, la polizia non può più agire autonomamente senza una querela da parte della vittima.
?Questo cambiamento ha avuto un impatto enorme, dato che i turisti, spesso ignari delle procedure e con poco tempo a disposizione, raramente sporgono denuncia. I borseggiatori, consapevoli di questa debolezza, si sentono quasi intoccabili. La situazione è così grave che, come ha denunciato il comandante della polizia locale di Venezia, alcuni cittadini che hanno provato a intervenire sono stati a loro volta denunciati dai borseggiatori stessi.
?Sequestro di persona e violenza privata: quando il bene diventa un reato
?L'intervento dei cittadini è ostacolato da un altro, grave, rischio legale. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, trattenere una persona che ha commesso un reato non procedibile d'ufficio, anche se in flagranza, può essere considerato sequestro di persona, un reato che prevede pene severe, fino a otto anni di reclusione, e che possono salire fino a dodici se la vittima è un minore.
?Inoltre, i cittadini che cercano di intervenire possono essere accusati di violenza privata. Questo crea un'impossibilità di agire che lascia le vittime e i passanti impotenti di fronte ai furti. Di fatto, l'unico momento in cui un privato può trattenere un presunto ladro è se il reato commesso è di grave entità, ma il furto con destrezza di piccola entità, dal 1993, non rientra più in questa categoria.
?La "Calle Pickpocket" e i video virali: la battaglia dei cittadini
?Di fronte a questa impotenza, i cittadini veneziani hanno trovato modi creativi per reagire. Nelle scorse settimane, hanno simbolicamente dedicato una "Calle Pickpocket" ai borseggiatori, a testimonianza del loro esasperato disagio. Inoltre, gruppi come i “veneziani non distratti” hanno iniziato a postare sui social media video e foto di presunti borseggiatori.
?Tuttavia, anche questa forma di "autodifesa" si scontra con la legge. Il codice della privacy permette di riprendere o fotografare per documentare un reato, ma ne vieta la diffusione sui social. Chiunque pubblichi queste immagini rischia di essere denunciato, un altro ostacolo che rende difficile smascherare i colpevoli.
?Un caso recente ha visto un turista denunciare una persona che lo aveva picchiato, sostenendo di essere stato a sua volta un turista. La situazione ha evidenziato ancora una volta quanto sia difficile perseguire i borseggiatori, spesso protetti da cavilli legali e dalla scarsa volontà delle vittime di agire.
?La richiesta di modifica della legge
?Di fronte a questa situazione insostenibile, la giunta di Venezia ha chiesto una modifica della legge del 2022 per ripristinare la procedibilità d’ufficio per il furto con destrezza. Questo permetterebbe alla polizia di agire in modo più efficace e di combattere il fenomeno in maniera più incisiva.
?Il paradosso di Venezia, dove i borseggiatori possono denunciare i cittadini onesti, mette in luce un grave problema nel sistema giudiziario italiano, che sembra aver privato i cittadini dei mezzi per difendersi, rendendoli spettatori impotenti di fronte al crimine.
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