L’Unione Europea ha trovato l’intesa con gli Stati Uniti: dazi al 15% in cambio di nuovi approvvigionamenti energetici. Ma c’è chi, davanti all’entusiasmo istituzionale, alza il sopracciglio. È Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia, che ai microfoni di Class CNBC non ha nascosto i suoi dubbi.
«Mi fa aprire con una battuta: non è tutto petrolio quello che luccica», ha detto. Poi ha spiegato: «Siamo, e sono fortemente preoccupato dall’accordo». Il punto non è il principio, ma i dettagli. E Marsiglia lo ribadisce più volte: che cosa compreremo dagli Stati Uniti? E soprattutto, a che prezzo?
«Nel primo periodo del conflitto russo-ucraino abbiamo acquistato GNL a quattro-cinque volte il prezzo di mercato, con grosse ripercussioni sulle bollette dei consumatori europei e italiani. Ora, quello che dovremmo acquistare in tre anni, a quanto lo acquisteremo?»
Il secondo problema riguarda le infrastrutture: «Chi è organizzato per fare questo tipo di approvvigionamento? L’Europa non è organizzata. Abbiamo pochi rigassificatori, anche se abbiamo fatto una corsa per recuperarli. Ma c’è una cosa importante, lo testimonia la visita del presidente Meloni proprio in questi giorni: abbiamo investito in Africa, in Nord Africa e in Medio Oriente anche in infrastrutture».
Insomma, secondo Marsiglia, se da una parte si firma con gli USA, dall’altra si rischia di sconfessare le politiche energetiche già in corso. «Diversifichiamo? Prendiamo tutto dagli Stati Uniti perché i volumi sono grandi? Eni ha già annunciato l’acquisto di 20 milioni di tonnellate di GNL dagli Stati Uniti per i prossimi vent’anni. Quello è stato un primo step. Oggi, evidentemente, siamo al secondo».
Ironizza ancora: «Dazi al 15%? Allora conveniva farli al 30%». E attende i mercati: «Sono curioso di vedere cosa farà oggi il TTF di Amsterdam».
Nessuna certezza sui prezzi futuri dell’energia: «Non sappiamo se sarà a un prezzo ottimale. Il commissario ha detto chiaramente che entra ancora tanto gas russo in Europa, anche di contrabbando. Gas ghost, che non si riesce a tracciare. Acquistare dagli USA non fermerà questo fenomeno. E bisognerà vedere se conviene».
Marsiglia conclude con un’altra nota d’allarme, collegata anche alle mire geopolitiche americane: «Trump ha detto alla Meloni che vuole gli Stati Uniti nel piano Mattei in Africa. Cosa significa? Che gli americani prendono GNL a basso prezzo grazie alle nostre politiche estere e poi ce lo rivendono a quattro o cinque volte tanto».
La sintesi è prudente: «Non voglio dire che il 15% non sia positivo per altri settori, ma se parliamo di oil & gas, siamo con due piedi in una scarpa. Osserviamo e aspettiamo di capire l’accordo definitivo. Sperando che, alla fine, non ci siano più perdite che benefici».