Emergenza siccità: Coldiretti chiede un Piano strategico immediato

-
  La Sardegna continua a fronteggiare l’emergenza idrica. Non è più una crisi occasionale, un’eccezione che sorprende. È una condizione cronica, una ferita aperta che lacera il territorio e ne compromette il futuro. Coldiretti Sardegna lancia un appello alla Regione: serve un Piano regionale strategico per la gestione delle risorse idriche, un progetto concreto che non rincorra più le emergenze, ma costruisca soluzioni solide, durature. La lettera, indirizzata alla presidente Alessandra Todde, non lascia spazio a fraintendimenti. “La Sardegna – scrive Coldiretti – è ormai il simbolo del cambiamento climatico. Il regime delle piogge è mutato, i periodi di siccità si allungano, e le infrastrutture sono inadeguate a sostenere il peso di questa nuova realtà. Non possiamo più permetterci di ignorare l’urgenza di un intervento strategico”. I numeri sono impietosi. Più del 50% dell’acqua immessa nelle condotte si perde a causa di una rete di distribuzione obsoleta. Mezza Sardegna assetata, mentre l’acqua evapora lungo percorsi malandati. Gli invasi, non interconnessi, rimangono incapaci di sfruttare a pieno il proprio potenziale. 

  Gli agricoltori e gli allevatori, già provati da costi in aumento e da raccolti ridotti all’osso, vedono sgretolarsi le basi del proprio lavoro. La proposta di Coldiretti non è un semplice grido d’allarme, ma un manifesto di intenti. Ammodernamento delle reti idriche, nuove dighe, connessioni tra i bacini esistenti, monitoraggio del clima per comprendere i cambiamenti in atto. Sostegni economici che rafforzino le assicurazioni agricole e garantiscano fondi straordinari alle imprese colpite. Non un elenco di buone intenzioni, ma un piano per dare all’isola la capacità di affrontare il futuro. Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna, parla con fermezza. “È necessario che la Sardegna sia al centro di una strategia sulla gestione sostenibile dell’acqua. Le aziende non possono continuare a navigare a vista. Apprendiamo con moderata soddisfazione che il tema sta cominciando a essere affrontato anche in ottica bipartisan, ma il ritardo accumulato è enorme. Non c’è più tempo per tergiversare”. La politica è in movimento, lentamente. Ma ogni esitazione è un colpo inferto a una regione che, più di altre, vive l’acqua come un bene prezioso e fragile. Non si tratta solo di pianificazione. Si tratta di decidere se la Sardegna avrà un futuro capace di reggere l’urto del cambiamento climatico o se continuerà a soccombere, vittima delle sue stesse inefficienze. Perché l’acqua, qui, non è solo un diritto: è il cuore pulsante dell’isola.