A Natale si accendono luci, si decorano alberi e si apparecchiano tavole che dovrebbero unire. Eppure, per migliaia di padri separati, quelle luci non brillano. Non c'è tavola che li aspetti, né abbraccio che li accolga. Sono i grandi invisibili delle feste, vittime di un sistema che li marginalizza, li colpevolizza e li spoglia, non solo dei loro diritti, ma anche della loro dignità.
Parliamoci chiaro: in Italia, la figura del padre separato è una tragedia sociale a cielo aperto. La separazione, che dovrebbe essere una fase dolorosa ma gestibile, diventa per molti un calvario. Le sentenze dei tribunali, troppo spesso a senso unico, consegnano i figli alla madre, relegando il padre al ruolo di comparsa. I dati dell'Istat parlano chiaro: nel 2023 le separazioni legali sono state circa 82mila. Ma dietro quei numeri c’è una ferita profonda che si allarga con il passare degli anni, soprattutto durante le festività, quando l'assenza pesa come un macigno.
Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale dell’associazione Codici, lo dice senza mezzi termini: “La Magistratura ha una responsabilità enorme. Troppe sentenze violano il principio di parità, punendo i padri senza ragione. E questo accade con la piena consapevolezza di chi giudica, alimentando pregiudizi che producono danni gravissimi.”
Ed è proprio così.
Molti padri separati vivono in condizioni di difficoltà estrema. Dormono in auto perché non possono permettersi un affitto. Non hanno un luogo confortevole dove accogliere i propri figli. Gli incontri avvengono nei centri commerciali, freddi e anonimi, mentre le case dei padri restano un miraggio irraggiungibile. Ci sono regali acquistati che non arriveranno mai, telefonate controllate, ricordi che si sbiadiscono sotto il peso della lontananza.
Questo non è solo un problema giuridico, ma un fallimento culturale. La figura del padre viene sistematicamente ridotta a quella di un bancomat, utile solo per l’assegno di mantenimento. È una discriminazione che si perpetua ogni giorno nelle aule di tribunale, dove i giudici, anziché tutelare il legame genitore-figlio, sembrano intenti a spezzarlo con sentenze che lasciano ferite profonde.
L’associazione Codici combatte da anni questa battaglia con la campagna Voglio papà, offrendo supporto legale e umano ai padri separati in difficoltà.
Ma il problema non si risolve con l’aiuto di pochi: serve un cambio di rotta radicale. La legge 54/2006 sull’affidamento condiviso, nata con le migliori intenzioni, è rimasta in gran parte inapplicata. Il principio della parità genitoriale è stato sacrificato sull’altare di pregiudizi radicati e della pigrizia istituzionale.
A Natale, mentre le famiglie si riuniscono, questi uomini restano soli. Invisibili agli occhi di una società che celebra i valori della famiglia ma si gira dall’altra parte quando c’è da difendere chi della famiglia è stato privato. Il padre separato non chiede compassione. Chiede giustizia. Chiede di essere riconosciuto come genitore, come parte fondamentale della vita dei propri figli.
È tempo di guardare in faccia questa realtà scomoda e di agire. Perché un padre privato dei propri diritti non è solo un uomo ferito. È un’intera generazione di figli che cresce con il vuoto al posto del padre. E questo, in una società che si dice civile, è una colpa che non possiamo permetterci di ignorare.