Che dire, siamo alle comiche finali. La mozione di sfiducia all’assessore Armando Bartolazzi, pomposamente presentata dalla minoranza di centrodestra con tanto di prime firme altisonanti, è stata respinta senza troppi complimenti: 34 voti contrari e 21 favorevoli. Finisce in una bolla di sapone il tentativo dell’opposizione di far saltare la poltrona prima delle feste, e – perché no – prima che scattino quelle magiche soglie temporali dei vitalizi, sempreverdi oasi di serenità per i nostri cari politici.
Chissà, forse volevano stappare lo spumante in anticipo, facendo “ribollire” l’aria di Palazzo mentre la gente, lì fuori, si preoccupa di ben altro.
Non che la minoranza ci credesse davvero, intendiamoci. Il vecchio giochino è sempre lo stesso: quando stai all’opposizione, ti aggrappi a mozioni di sfiducia e proposte di legge impossibili, ad accuse e gaffe altrui, tutto per strappare un applauso o qualche titolo di giornale. Speravano forse di far cascare il “campo largo”, già imbandito, e far fuori l’assessore scelto con cura da una maggioranza evidentemente non così sprovveduta.
Figuriamoci: la giunta, con la presidente Todde in testa, si era già barricata, cementando il sostegno a Bartolazzi la sera prima, in un summit di maggioranza degno di un conclave. Alla fine, l’assessore non schioda di un millimetro. E l’opposizione? Dovrà accontentarsi del siparietto andato a vuoto.
La scusa ufficiale è sempre la stessa: “Non c’è un indirizzo chiaro, ci aspettavamo di più in nove mesi, una sanità allo sbando, gaffe a destra e a sinistra, e così via.” Nulla di nuovo sotto il sole. Ma vogliamo davvero credere che in questo guazzabuglio il centrodestra d’opposizione, orfano di una maggioranza da gestire e impegnato a sollevare un polverone d’autore, puntasse davvero a cambiare le carte in tavola alla vigilia del Natale? Suvvia.
Stiamo parlando di un altro rituale tutto italiano, in cui i colpi di teatro servono a tenere alta la tensione, a far parlare i tifosi, e a sottolineare l’inadeguatezza dell’avversario senza mai rischiare davvero il colpo grosso. Non si può mica buttare giù un assessore a scatola chiusa: vuoi mettere il rischio di minare i delicati equilibri interni prima che si raggiungano le scadenze dorate dei vitalizi?
Fatto sta che, respinta la sfiducia, Bartolazzi rimane al suo posto e la giunta tira un sospiro di sollievo.
L’opposizione, invece, potrà rifugiarsi nelle solite dichiarazioni di rito, lamentando la cecità della maggioranza e la mancanza di visione politica. Il mondo resta com’è, l’assessore non si muove e il Natale arriva puntuale, con i suoi regalini. Quanto ai vitalizi e agli anni che bisogna accumulare per averli belli e pronti sotto l’albero, quelli restano un segreto di Pulcinella: l’importante è tirare a campare, tanto il copione si ripete, identico, a ogni legislatura. E chissà, magari ci ritroveremo qui fra un anno, a vedere la stessa commedia, con altri volti, altre mozioni, e identica, stanca, imperitura presa in giro. Insomma, tutta la pantomima non è che uno scambio di colpi finti, un gioco di ruolo in cui l’opposizione spera di mettere in difficoltà la maggioranza senza davvero volerla far cadere, e la maggioranza, dal canto suo, sa di non poter nemmeno permettersi uno sbandamento su una poltrona strategica.
Gli uni temono di incendiare il Palazzo prima del tempo, gli altri hanno già preparato la guaina ignifuga: in mezzo, la gente che guarda e non capisce se si tratta di politica o di una recita di Natale. La verità è che tutti sanno bene cosa c’è in gioco: rapporti di forza, pesi e contrappesi, e quella furbesca attesa di date e anniversari che trasformano il vitalizio in un totem da difendere a costo di mettere in scena un’opposizione più di facciata che di sostanza. È la solita, triste, quotidiana realtà della politica italiana, dove si parla molto e si rischia pochissimo. Buone feste a tutti.