Maria Francesca Serra ha 42 anni, una laurea con lode e due master ottenuti tra Vienna e Roma. Ingegneria e architettura sono le sue competenze principali, affinate da mesi trascorsi in Giappone, dove ha studiato tecniche agricole avanzate. Una carriera che sembrava destinata ai grattacieli e alle aule universitarie, ma che ha trovato il suo vero centro in una piccola azienda agricola a Usellus, nell’Oristanese. Un paesino di poco più di 700 anime, nascosto tra le colline, dove la terra è dura e il lavoro nei campi non conosce orari.
Quando suo padre si ammalò e pensò di cedere l’azienda di famiglia, Maria Francesca decise di cambiare completamente vita. Lasciò alle spalle i tacchi alti e i corridoi accademici per indossare stivali e jeans. Non lo fece con leggerezza, né per un capriccio romantico. Fu una scelta di necessità, ma anche di orgoglio. La terra della sua famiglia non sarebbe finita nelle mani di estranei. Avrebbe resistito, contro tutto e tutti, per mantenere vivo quel legame antico, fatto di fatica, sudore e dignità.
Oggi Maria Francesca si occupa di 600 pecore e un centinaio di vacche. Ogni mattina si alza alle tre per governare il bestiame, controllare i pascoli, organizzare le fasi della mungitura. Il lavoro non ammette distrazioni, eppure trova il tempo di condividere su Instagram scene della sua vita quotidiana, accompagnandole con brani che vanno da Bon Jovi alla marcia dei bersaglieri. Non c’è vanità nei suoi post, ma un messaggio chiaro: dietro le unghie smaltate e i capelli ben curati c’è una donna che non teme la fatica, che ha trovato la bellezza nella lotta e il riscatto nella terra.
Eppure, non tutti capiscono. Suo padre, che ha lavorato duro per garantire alla figlia un futuro lontano dai campi, non si rassegna all’idea di vederla sacrificarsi nell’azienda che lui stesso voleva lasciarsi alle spalle. Un conflitto generazionale, forse, ma anche una riflessione su cosa significhi davvero costruire un futuro. Maria Francesca non ha scelto la strada più semplice, ma quella che le permette di essere fedele a sé stessa, senza compromessi.
Oggi è alla guida delle donne di Coldiretti, un ruolo che le permette di dare voce a chi, come lei, combatte ogni giorno per mantenere viva l’agricoltura, per custodire un sapere antico e, allo stesso tempo, rinnovarlo. È un esempio di come l’apparenza possa ingannare, di come l’etichetta di "lavoro da uomo" sia un concetto superato da tempo. Maria Francesca ha dimostrato che il valore non sta nel lavoro che si fa, ma nella volontà con cui lo si affronta.
La sua storia non è solo quella di una donna che si rimbocca le maniche, ma di chi non si scorda mai da dove viene. Maria Francesca ha bruciato le vecchie caravelle – quelle che permettono di tornare indietro – e ha scelto di non stare all’angolo, di non aspettare che qualcun altro risolva i suoi problemi. Ha preso il timone della sua vita, e con esso quello di un’intera comunità. Una dimostrazione che la forza di volontà e la determinazione possono ribaltare qualsiasi pregiudizio.
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