Sanità in Sardegna: buoni sanitari per le famiglie in crisi economica, ma i sardi sono stanchi

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  La situazione è tragica, altro che soluzioni una tantum. I sardi sono stanchi di rincorrere promesse che si sgretolano davanti alla realtà. Rinunciare alle cure è diventata una scelta obbligata per molti, schiacciati da liste d’attesa interminabili e costi insostenibili. Un problema che, nell’isola, si fa più pesante di giorno in giorno. Per rispondere a questa emergenza, la Giunta regionale, su proposta dell’assessora del Lavoro Desirè Manca e dell’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi, ha varato una misura sperimentale: i “Buoni servizi sanitari”. L’obiettivo è chiaro: sostenere le famiglie con un ISEE pari o inferiore a 10 mila euro che, per ragioni economiche o burocratiche, sono costrette a rinunciare alle cure necessarie. “Questa misura è destinata a pazienti indigenti che non riescono a ottenere la prestazione sanitaria nei tempi previsti dalla prescrizione medica e che, per difficoltà economiche, non possono permettersi né il ticket né le cure a pagamento,” spiega la Regione. 

  Una precisazione che mette in luce il cuore del problema: il sistema sanitario pubblico, spesso considerato l’ultimo baluardo per i più deboli, non riesce più a garantire l’accesso alle cure in modo efficace. La misura, per quanto apprezzabile, non è priva di limiti. Chi riceve il rimborso dalla ASL non potrà accedere ai buoni sanitari e viceversa. Una regola che rischia di alimentare confusione e, soprattutto, di lasciare fuori molte persone in difficoltà. I buoni sanitari sono un passo nella direzione giusta, ma sembrano più un cerotto su una ferita aperta. La povertà sanitaria è il sintomo di un sistema che non funziona, dove le promesse si perdono nei meandri della burocrazia e le soluzioni strutturali sono sempre rimandate. I sardi, però, meritano di più. Meritano un sistema sanitario che non li costringa a scegliere tra la salute e la sopravvivenza economica. E mentre le istituzioni si affannano a sperimentare nuove misure, la sensazione diffusa è che si stia ancora navigando a vista, senza un vero piano per affrontare un problema che riguarda tutti, nessuno escluso.