Il travaglio dei 5 Stelle. Il padre-padrone, il comico politico Beppe Grillo, si è ribellato al voto che lo ha detronizzato. E gli ha fatto perdere il vitalizio di 300 mila euro l'anno. Ha minacciato terremoti legali. E Conte ha causticamente accettato di riprocedere alle votazioni. Grillo spera così che non si raggiunga il quorum. E salti la rivoluzione che porterebbe al suo licenziamento, alla fine della filosofia del "Vaffa" e alla chiusura dei 300 mila euro della vergognosa rendita di posizione. Non ero grillino quando il Movimento fu fondato il 4 ottobre 2009 a Milano. Non lo sono neanche dopo che Conte è diventato il Presidente nel 2022. E credo che mai lo sarò. Semplicemente perché non ho più l'età. Avrei molte cose da rimproverare, nel mio piccolo mondo, ai 5Stelle. Ma ho anche un grande sentimento di apprezzamento per il senso di legalità che esprime. Alla fine il Movimento si è incanalato (giocoforza) nei binari, nei confini e nelle logiche dei Partiti. Ma mai si è infilato nelle praterie della corruzione. Cancro del Paese. E questo per me, nel mare magnum del diffuso ladrocinio della politica, è un elemento di forte simpatia. Che oggi abbia abbracciato una anima Progressista mi rincuora. Anche se io sono nato socialista. E tale morirò. Nello spirito della figura di Giacomo Matteotti. Che mi ha ispirato. E perché sono e sarò sempre dalla parte dei lavoratori e non dei padroni. E, soprattutto, al fianco dei più deboli. E senza voce. Secondo la visione del Mio Osservatorio. Mario Guerrini.
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