Scontro sulla pista di atletica di Maria Pia: il caso Marathon vs Cuccureddu

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  Un’intricata querelle sta infiammando la scena sportiva di Alghero: il confronto tra l'Alghero Marathon e la ASD Antonello Cuccureddu 1969 sulla gestione e fruizione della pista di atletica presso la struttura polivalente di Maria Pia. Il cuore della disputa? Il diritto di accesso degli atleti dell'Alghero Marathon, negato dal gestore Cuccureddu a causa di divergenze sul tesseramento. E nel mezzo, ragazzi che si vedono rifiutare l’accesso alla pista, mentre Alghero assiste a un’altra pagina oscura della sua storia sportiva. 

  Giuseppe Baffo, presidente dell'Alghero Marathon, ha descritto il momento in cui i giovani atleti sono stati fermati all’ingresso della struttura, per una nuova richiesta di tesseramento con il Centro Sportivo Italiano (CSI) — requisito imposto senza alcuna giustificazione normativa. "Non ci è stata fornita alcuna spiegazione," afferma Baffo, chiarendo che i ragazzi sono già regolarmente tesserati FIDAL, con certificato medico e copertura assicurativa. Per questo, l'Alghero Marathon considera la richiesta un “atto pretestuoso e illegittimo,” rifiutandosi di aderire a una condizione che reputa infondata.

  Di fronte al rifiuto, i ragazzi sono stati gentilmente accolti dall’Amatori Rugby Alghero, dove hanno potuto continuare il loro allenamento. Dall’altra parte, la ASD Cuccureddu difende la sua posizione, sostenendo che il doppio tesseramento sia parte delle loro linee operative. In una nota ufficiale, la società ha ribadito che, in qualità di gestore della struttura, ha il diritto di richiedere il tesseramento presso un ente di promozione sportiva, come il CSI, per garantire una copertura assicurativa adeguata a chi utilizza la pista di atletica e il campo da calcio. “Il nostro obiettivo è tutelare gli atleti e garantire un ambiente sicuro e regolamentato,” sottolinea la Cuccureddu, che accusa la Marathon di strumentalizzare il caso per portare l’amministrazione comunale a revocarne la concessione.

  Questo episodio ha innescato reazioni contrastanti tra i cittadini, sollevando interrogativi sull’effettiva trasparenza e sulla natura delle condizioni di utilizzo della struttura. L'amministrazione comunale, coinvolta indirettamente, viene chiamata in causa per fare chiarezza e mettere un punto fermo su una situazione che rischia di penalizzare solo i giovani e le loro famiglie. La struttura, per molti un simbolo dello sport algherese, rischia di diventare il palcoscenico di una guerra di carte e regolamenti che sembra allontanarsi sempre più dall’autentico spirito sportivo. Al di là delle accuse reciproche, ciò che emerge è un problema di fondo: giovani atleti che vogliono solo allenarsi si trovano in mezzo a una battaglia burocratica. Mentre le istituzioni e i gestori difendono ciascuno la propria posizione, a pagarne il prezzo sono i ragazzi, ai quali è negata la possibilità di utilizzare una struttura pensata per loro. È tempo che l’amministrazione comunale intervenga con fermezza, non come mediatore, ma come garante di un diritto sacrosanto per ogni giovane: poter praticare lo sport in serenità, senza ostacoli né pretesti.