Un’altra stangata si abbatte sulle famiglie sarde: dal 2025 il costo dell’acqua subirà un aumento dell’1,5% per finanziare investimenti infrastrutturali promossi da Egas e Abbanoa. Si promette così di garantire la “sostenibilità” per gli utenti, insieme al potenziamento della rete e alla riduzione delle perdite idriche, un problema cronico in Sardegna. Ma chi paga davvero questa "sostenibilità"? Sono le famiglie, sempre più gravate da aumenti costanti, per l’acqua come per luce e gas, a dover tirare avanti tra bollette salate e poche certezze sul miglioramento reale dei servizi.
Il piano tariffario approvato prevede che non ci saranno aumenti fino alla fine del 2024. Tuttavia, l’1,5% di incremento, annunciato per il 2025, è solo la punta dell’iceberg. L’isola è al centro di una vera e propria emergenza tariffaria: tra i più alti costi energetici del Paese e ora l’aumento dei servizi idrici, vivere in Sardegna sta diventando un lusso.
Secondo Egas, i fondi per il “Fondo Nuovi Investimenti” (FoNI) passeranno da 40 a 45 milioni di euro dal 2026, destinati a ridurre le perdite e migliorare la qualità dell’acqua potabile. Tuttavia, questi numeri non riescono a convincere chi ha già visto tanti fondi pubblici svanire senza cambiamenti tangibili.
La Sardegna vive una situazione paradossale: con la più alta percentuale di dispersione idrica, si vede costretta ad aumentare le tariffe per sanare una rete fatiscente. In media, una famiglia sarda spende circa 400 euro annui per la sola fornitura idrica, ben oltre la media nazionale. Eppure, nonostante i continui aumenti, i miglioramenti promessi non arrivano mai.
Un altro dato allarmante riguarda il “Bonus Idrico Integrativo”, che con un fondo di soli 2 milioni di euro per il 2025 appare come una goccia nel mare. Una misura del tutto insufficiente per chi già oggi fatica a pagare le bollette, figuriamoci con gli aumenti in arrivo.
Il problema delle tariffe in Sardegna non si ferma all’acqua.
La bolletta elettrica e quella del gas metano pesano ancor di più sui bilanci familiari. L’isola, priva di una rete di distribuzione del gas, deve fare affidamento sul trasporto marittimo, che aggiunge ulteriori costi. Con il recente rialzo dei prezzi dell’energia, una famiglia sarda arriva a spendere tra i 150 e i 200 euro mensili per luce e riscaldamento nei mesi più freddi, una cifra insostenibile per molti.
Questi rincari appaiono ancora più gravi considerando che la Sardegna potrebbe produrre autonomamente gran parte della sua energia grazie al sole e al vento. Invece, le lungaggini burocratiche e i ritardi infrastrutturali hanno fatto sì che l’isola resti ancorata a un sistema che dipende dall’esterno, con costi elevati e nessuna autonomia.
Alla fine, dietro le grandi parole di “sostenibilità” e “investimenti” c’è una dura realtà: i costi continuano a salire mentre i servizi restano scadenti. Se i governi locali non riusciranno a trovare soluzioni strutturali che mettano davvero al centro il benessere dei cittadini, l’isola rischia di perdere non solo popolazione, ma anche fiducia nel sistema nel quale, forse, non crede già da un pezzo.